Si sono aperti questa mattina a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, i lavori della COP28. Con un numero confermato di oltre 100mila persone presenti durante il primo giorno (di cui 84mila partecipanti, e i restanti parte dell’organizzazione) questa COP si attesta come la più partecipata di sempre (basti pensare che i partecipanti alla COP27 in Egitto l’anno scorso erano 36mila). La conferenza rappresenta un’occasione per fare il punto sull’azione climatica in tutte e tre le declinazioni degli accordi di Parigi: mitigazione, adattamento e finanza.
I fatti salienti
Operativo il fondo ‘Loss & Damage’. I negoziati si sono avviati oggi con un risultato costruttivo e coinvolgente. Questa prima giornata ha infatti già segnato un risultato definito dal presidente della COP28 come ‘storico’ e ‘senza precedenti’, e accolto da molti delegati con una standing ovation: nel primo giorno di conferenza, infatti, è stato raggiunto un accordo sul fondo ‘Loss & Damage’. In merito, il Sultano Al Jaber, presidente della COP28, Ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti, inviato speciale per il cambiamento climatico e amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), la compagnia petrolifera nazionale, ha affermato: «Oggi abbiamo fatto la storia. È la prima volta che una decisione viene adottata il primo giorno di una COP. E anche la velocità con cui lo abbiamo fatto è senza precedenti».
Con l’obiettivo di mobilitare capitali per i Paesi più poveri e vulnerabili del mondo, per aiutarli ad affrontare i danni derivanti dal cambiamento climatico, il fondo era stato approvato in linea di principio nel corso della scorsa COP27 in Egitto, ma la sua organizzazione e gestione, oggetto di molte tensioni, rientravano tra i – difficili – obiettivi di quest’anno. Con la decisione di oggi, non solo viene confermata la collocazione del fondo in sede alla Banca Mondiale, come previsto dagli accordi faticosamente raggiunti ad inizio novembre dal Comitato di Transizione, ma sono stati allocati 420 milioni di dollari al fondo, che nei prossimi giorni potrebbero crescere grazie al contributo di altri paesi. Secondo quanto deciso oggi, gli Emirati Arabi Uniti contribuiranno al fondo con 100 milioni di dollari, così come la Germania; il Regno Unito contribuirà con 60 milioni di sterline, mentre gli Usa con 17.5 milioni di dollari e il Giappone con 10. I Paesi più sviluppati hanno chiesto di dare il proprio contributo anche a Paesi come Cina e Arabia Saudita, con alte emissioni pro capite ed economie fortemente cresciute rispetto al 1992, anno in cui fu adottata la divisione, che più di tutte ha informato la narrativa delle COP, tra paesi industrializzati, Annex I, e paesi in via di sviluppo, Annex II. Per questo, questa richiesta costituisce non solo una spinta verso investimenti più ambiziosi, ma anche un tentativo di «costruire ponti tra i Paesi donatori tradizionali e i nuovi donatori non tradizionali. Dopo tutto, molti Paesi che 30 anni fa erano ancora in via di sviluppo possono ora permettersi di assumersi la loro parte di responsabilità per le perdite e i danni globali legati al clima», secondo le parole del ministro dello Sviluppo della Germania, Svenja Schulze.
Considerando la tensione che aveva caratterizzato i lavori del Comitato di Transizione – con gli Stati Uniti determinati a inserire il carattere volontario del contributo, contro i Paesi in via di sviluppo che chiedevano obiettivi vincolanti – questo risultato può effettivamente essere accolto come un inizio molto ottimistico.
A creare questa sensazione ha contribuito anche una veloce adozione dell’agenda per le negoziazioni delle prossime due settimane, che spesso durante altre COP è stata causa di tensioni e rallentamenti. Questo risultato è stato raggiunto grazie da un lato alla scelta dell’Unione Europea di abbandonare la spinta per includere la richiesta dell’allineamento di tutti i flussi finanziari con gli obiettivi degli accordi di Parigi, e dall’altro dell’abbandono della domanda da parte di Brasile, Cina, Sud Africa e India di discutere di misure commerciali come il meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM).
Nella conferenza stampa di fine giornata, il Sultano Al Jaber ha sottolineato lo spirito ottimistico, positivo e pieno di entusiasmo che a suo avviso caratterizza questa COP, in cui, per raggiungere ‘ambizioni massime’, ‘il compromesso sarà essenziale’.
Le dichiarazioni più importanti
Le parole di Sultan Ahmed Al Jaber durante la cerimonia di apertura. Se nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aveva lanciato un appello per accelerare l’azione collettiva sul clima, oggi nel suo discorso durante la cerimonia d’apertura il Sultano Ahmed Al Jaber ha ribadito la linea dell’urgenza. Ha però chiesto ai delegati di adottare una ‘mentalità diversa’, sostenendo che occorre includere il ruolo dei combustibili fossili nel documento finale, dal momento che non bisogna omettere alcun soggetto all’interno del testo oggetto di negoziazione.
L’intervento del segretario esecutivo dell’UNFCCC Simon Stiell. «Se non decideremo la fase terminale dell’era dei combustibili fossili per come la conosciamo, stiamo accettando il nostro declino e stiamo scegliendo di pagare con la vita delle persone; la transizione significherebbe invece giustizia tra i Paesi», ha dichiarato il segretario esecutivo dell’UNFCCC Simon Stiell nel suo intervento. Stiell ha inoltre ricordato che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre per l’umanità e che sono stati battuti così tanti record preoccupanti che l’umanità si trova ormai sull’orlo di un precipizio sul fronte climatico, davanti al quale è necessario impegnarsi per creare un nuovo sistema energetico.
L’allarme dell’Organizzazione mondiale della meteorologia. L’urgenza di decisioni incisive è stata ribadita ancora una volta anche dal segretario generale dell’Organizzazione mondiale della meteorologia, Petteri Taalas, nel rapporto provvisorio sullo stato del clima globale, diffuso oggi: «I livelli di gas a effetto serra sono da record. Le temperature globali sono da record. L’innalzamento del livello del mare è da record. Il ghiaccio marino antartico è ai minimi storici», ha affermato.