Le Città Digitali e la sfida della sostenibilità

Il fascino e il potenziale delle metacittà si scontrano con alcune criticità ambientali, sociali ed economiche.

Autore

Laura Cavalli

Data

31 Gennaio 2023

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6' di lettura

DATA

31 Gennaio 2023

ARGOMENTO

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Metacities per un mondo più sostenibile? Yes please, ma facciamo attenzione! 

Nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 ONU è direttamente dedicato al digitale e alla tecnologia. Come  anche confermato e visibile nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che vi dedica la Missione 1: ‘Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo’ e un totale di 31,74 miliardi di euro sui 191,5 previsti e come sottolineato dal Ministero della transizione ecologica che nel processo periodico di revisione della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile lo inserisce tra i fattori abilitanti della cultura per la sostenibilità, il mondo della politica e soprattutto quello della ricerca sono ormai unanimi nel riconoscer loro il ruolo di leva, di fattore abilitante per un più rapido raggiungimento dello sviluppo sostenibile.

Ma cosa c’entra con la sostenibilità la metacittà, unità micro e contemporaneamente evoluzione del metaverso?

Le città digitali sono davvero più sostenibili di quelle tradizionali? 

A livello olistico, un mondo di metacittà più connesse appare più integrato, il mercato del lavoro nella metacity sembra essere più inclusivo, una città dove il virtuale accompagna l’analogico appare più ecofriendly e rispettosa della natura. E ancora, una metacity governata da amministratori in carne ed ossa è un’opportunità, può sperimentare più facilmente ed estensivamente, provare servizi e garantire una maggiore sicurezza, insomma essere in grado di sfruttare tutti i vantaggi dell’innovazione pur rimanendo fondata sull’attuale (e aggiungerei analogico) sistema di valori. Wow. E ancora di più, per Derrick de Kerckhove (direttore scientifico TuttiMedia e anche keynote speaker della XIV edizione di Nostalgia di Futuro): «Il metaverso, quale duplicazione immersiva della realtà, è l’innovazione che deve essere sostenuta dall’industria, perché le applicazioni ludiche aumentano il già considerevole consumo di energia e materiali dei cicli di innovazione, obsolescenza e rinnovamento. Nella metacittà, vedo il vantaggio dell’attuale tendenza innovativa. Ovvero la duplicazione della realtà, non solo a livello urbano, ma, come prevede l’Unione Europea, su scala regionale e globale: la mappatura del reale nella sua dimensione immersiva può diventare, così, la via d’uscita dagli imminenti disastri ecologici e sociali».

Ma quanto è sostenibile il metaverso in sé?

Trade-offs da affrontare nella vita reale, del virtuale: la sfera ambientale

Iniziamo ad analizzare la sostenibilità ambientale, che sembra beneficiare maggiormente di questa (relativamente) nuova realtà. Il vantaggio ambientale più immediato del Metaverso è che permette a eventi, costruzioni, attività e prodotti fisici di assumere forme virtuali. Il lavoro a distanza potrebbe diventare più produttivo nel Metaverso, risparmiando le emissioni del pendolarismo. 

Partecipare al Metaverso significa generare dati enormi e, poiché i dati nel Metaverso sono altamente decentralizzati, devono essere archiviati nel cloud. Da qui un altro risultato: confrontando l’impronta di carbonio cloud con quella generata da on-premises (ossia programmi installati fisicamente un in un computer, in un server aziendale o in un altro dispositivo), si stima che il cloud sia tra il 22 e il 93% più efficiente dal punto di vista energetico. Wow.

Non ci sono però solo belle notizie: se consideriamo gli NTF (Non fungible Token) che utilizza le tecnologie Blockchain per consentire la compravendita di oggetti digitali unici e tenere traccia della proprietà proprio nel Metaverso e quindi nella Metacittà, si stima che la registrazione di questi beni virtuali sotto forma di NFT potrebbe avere effetti avversi sull’ambiente.

Secondo le stime (Digiconomist), una singola transazione emette circa 110 kg di CO2, equivalenti alla visione di 18.253 ore di visualizzazioni su Youtube. Anche le emissioni da virtualità impattano la sostenibilità ambientale: la riduzione dell’impiego di petrolio, carbone e gas, sono compensate in parte dalla domanda di silicio per la creazione di (micro)chip. Non solo: nel 2022 (e le tendenze indicano lo stesso trend per il 2023), le aziende produttrici di semiconduttori hanno dato priorità alle aziende di elettronica invece che ai produttori di veicoli elettrici, generando un trade-off e rallentando la transizione verso la sostenibilità del settore dei trasporti, che attualmente è responsabile di ben il 21% delle emissioni globali di gas serra. Not good.

Trade-off da affrontare nella vita reale, del virtuale: la sfera sociale

Se ci spostiamo nell’ambito della sostenibilità sociale, le questioni appaiono ancora più complesse. Innanzitutto, gli utenti sono pronti? I dati del primo rapporto dell’Osservatorio Strategico sulla Trasformazione Digitale dell’Italia non sono certo confortanti. «Nel 2021 la percentuale di individui che hanno utilizzato Internet almeno una volta a settimana è stata pari a 80% (24° posizione all’interno dell’Unione Europea, con un gap di 8 punti percentuali rispetto alla media europea), solo il 40% dei cittadini ha interagito con la P.A. online (rispetto ad una media europea del 65%, con l’Italia che è in questo caso 25°), e solo il 56% delle imprese italiane erano in possesso di un sito web con funzionalità avanzate (21° posto nell’UE-27 con 6 p.p. in meno della media)».

La necessità a tutti i livelli e in tutte le sfere di un’alfabetizzazione sulle competenze digitali resta molto alta e fa intravedere una priorità ben diversa di quella che prevede la metacittà. 

Altri aspetti sociali da considerare, ad esempio in relazione al mercato del lavoro e al lavoratore privato, vanno dai più classici, già evidenziati dalla teoria economica con l’avvento della globalizzazione, ossia la potenziale sostituzione dei lavoratori meno qualificati con l’intelligenza artificiale introdotta nel metaverso, con conseguente aumento della disparità economica, la cosiddetta forbice, ai più moderni, quali  la necessità e i costi di riskilling dei lavoratori non qualificati, i costi di ri-allocazione del personale, le  nuove e maggiori opportunità di impiego in settori specifici quali e-health, infrastrutture digitali ecc. 

Anche nella sfera pubblica, ad esempio nella gestione delle città, le opportunità non mancano e possono spaziare dalla creazione di sistemi gestione del traffico molto avanzati, alla presenza di portali per garantire l’accesso dei cittadini, alle bellezze locali, per amplificare la parte turistica e le sue connotazioni culturali ed artistiche e, con accesso a mostre, a musei e alle rappresentazioni teatrali.

Ovviamente la sfida è complessa anche in questo ambito: con una competenza digitale media degli italiani che ci posiziona al 25esimo posto su 27 per quanto riguarda la valutazione delle digital skills (Digital Economy and Society Index, DESI, 2022), bisogna prestare attenzione al digital divide, che potrebbe accrescere maggiormente le distanze all’interno delle città ed aumentare il rischio che a beneficiarne sia solo chi è già più ‘avanti’ nel percorso. Non solo, attenzione anche alla cosiddetta ‘transizione amministrativa’ di cui necessita la Pubblica Amministrazione: anche la disponibilità di servizi ha un ruolo di primo piano. 

Riflessioni conclusive

Cosa fare dunque, bloccarsi e aver paura che la metacittà sia un potenzialmente devastante in termini di sostenibilità individuale e complessiva, oppure attrezzarsi di conseguenza, utilizzare i dati a disposizione per comprendere dove siamo e monitorare il cambiamento? Le tre leve dello sviluppo sostenibile, ambientale, sociale ed economica, nel loro duplice ruolo di alpha e omega, possono aiutarci a rispondere a queste domande, riconoscendo la complessità di un fenomeno non più nuovo, ma sicuramente con un grande potenziale innovativo.

Un’occasione da non perdere, ma sarà importante sollevare e affrontare altre domande provocatorie prima che il mondo sia ‘immerso’ in questo nuovo ‘universo’.

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