Tutti conoscono la ‘bicicletta elettrica’: è la regina delle vendite, coinvolge tutte le età e ha un’immagine forse ancora più green di quella muscolare. Già, forse perché siamo abituati a pensare che la vera transizione ecologica sia continuare a fare tutto ciò che già facciamo, solo in modo più sostenibile; possibilmente, come nel caso della bicicletta elettrica, anche più facile e tecnologico.
La propulsione elettrica dei veicoli getta da tempo ombre sulla propria reale sostenibilità: se da un lato un veicolo elettrico è a ‘zero emissioni’ – le virgolette sono d’obbligo – perché senza tubo di scappamento, dall’altro continuano ad aumentare le emissioni inquinanti dovute ad abrasione e usura sia degli pneumatici sull’asfalto sia di freni e frizioni, non meno pericolose dei gas. Il motivo è la crescente ipertrofia delle automobili, ossia mezzi sempre più grossi e pesanti, anche a causa delle batterie.
C’è poi la filiera del Litio, al momento tutt’altro che green, con le implicazioni anche geopolitiche che conosciamo. Insomma: dovendo investire in mobilità elettrica per il nostro sempre più confuso futuro, tanto vale applicarla a mezzi leggeri e ibridi, in questo caso muscolare-elettrico, ed eccoci alla sempre giovane bicicletta. Prendiamo l’Italia: in oltre il 70% dei casi i nostri spostamenti sono inferiori ai 10 Km, ma nel 68% dei casi per fare quelle distanze scegliamo l’automobile1. È un’abitudine che non ha futuro.
Per adesso il grande successo della bici elettrica è nel settore ricreativo: la maggior parte delle biciclette a pedalata assistita che troviamo in vendita non sono in regola con il Codice della Strada, ma vanno bene solo per escursioni, necessariamente fuoristrada. Basterebbe scegliere questa innovazione (in realtà, una bici con motore elettrico fu brevettata già nel 1895) non per divertirci soltanto il sabato e la domenica, ma anche dal lunedì al venerdì, liberando così spazio e tempo per noi e per gli altri.
Lo standard attualmente in vigore in Italia per questo veicolo (motore max 250W che smette di funzionare se smettiamo di pedalare, assistendoci fino a 25 Km/h) ci consegna un velocipede nuovo di zecca, quasi fosse un grimaldello per entrare dalla porta principale nella transizione ecologica: una bici senza più alibi, pronta a darci una scossa.
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Note
- Per questi e altri dati consultare il report ISFORT 2022