La bioeconomia che verrà

Autore

Stefano Bertacchi

Data

3 Aprile 2024

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4' di lettura

DATA

3 Aprile 2024

ARGOMENTO

PAROLE CHIAVE


Bioeconomia

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Dopo quasi due anni di esperienza come EU Bioeconomy Youth Ambassador presso la Commissione Europea posso dire che un tema molto ricorrente quando parlavo con persone straniere era che l’Italia fosse molto forte sulla bioeconomia. Ne restavo un po’ sorpreso perché ‘bioeconomia’ è un termine di cui raramente sentiamo parlare in Italia, e vi sfido a chiedere ad amici a parenti cosa sia: credo riceverete un sonoro ‘mai sentita’. Eppure è vero che l’Italia va forte nella bioeconomia, e per capirlo ci serve sapere di cosa si tratta. Ci sono molte definizioni, ma la più semplice è quella che comprende tutti i settori in cui vengono utilizzate come materie prime le biomasse. Ovvero materiale organico, come piante, animali e microrganismi. Di conseguenza settori come l’alimentare e l’agricoltura ricadono nella bioeconomia: non ci stupisce quindi che il Bel Paese abbia quindi una bella fetta bioeconomica in casa. 

Considerando tutta l’Unione Europea, la bioeconomia impiega 17 milioni di persone, con un valore di quasi 730 miliardi di euro. Di questi, il 28% deriva dall’agricoltura, il 36% da cibo, bevande e tabacco, l’11% da molecole bio-based, come farmaci, plastiche e gomme. Sotto il 10% settori come la silvicoltura, la pesca e l’acquacoltura, il tessile, il legname, la carta, i biocarburanti e la bioelettricità. Il vantaggio più immediato a cui possiamo pensare della bioeconomia è il fatto di usare una materia prima rinnovabile, capace di rigenerarsi velocemente (e in alcuni casi di catturare l’anidride carbonica dall’aria), al contrario delle fonti fossili che invece stanno per forza di cose diminuendo, oltre a causare i problemi che conosciamo purtroppo bene. Non dobbiamo tuttavia cadere nella trappola di pensare che la bioeconomia sia la soluzione a tutti i problemi, in quanto le bacchette magiche non esistono, soprattutto quando parliamo di un ambito che in realtà nasconde tanti sotto insiemi, e quindi anche tante questioni diverse e complesse.

Nel recente Bioeconomy Changemakers Festival, organizzato a Bruxelles a marzo 2024, quale evento principale, e in tante altre città europee con eventi satellite, grazie alla regia del team Bioeconomia del DG Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, sono stati affrontati molti temi legati al futuro della bioeconomia, in quanto l’attuale strategia verrà rivista entro la fine del 2025, come annunciato tra le azioni per sviluppare le biotecnologie. In questo contesto come EU Bioeconomy Youth Ambassador abbiamo presentato un documento, chiamato Bioeconomy Youth Vision, in cui avanzare richieste ed evidenziate problematiche da affrontare nella bioeconomia che verrà. I temi affrontati sono vari, dal sistema economico all’inclusione sociale, passando per la formazione a partire dalla scuola primaria sino alla valutazione dei benefici e difetti della bioeconomia, oltre a un vero coinvolgimento dei giovani nel processo decisionale. Un capitolo approfondisce aspetti legati all’uso della biomassa, materia prima della bioeconomia, evidenziando come l’uso indiscriminato non può e non deve essere giustificato, o, peggio ancora, etichettato come green a priori. Anche solo limitandoci ai vari usi della biomassa si possono affrontare temi spinosi su vari fronti come le bioplastiche e i biocarburanti, il consumo di carne e le potenziali alternative, la valorizzazione delle risorse genetiche e l’applicazione di nuove tecnologie come l’editing genomico. Tanti tavoli su cui si stanno giocando molte partite diverse: i risultati di questi match, spesso figli di compromessi e decisioni non semplici, saranno la base fondante della futura bioeconomia europea, e quindi a cascata anche italiana. Ci faremo trovare pronti?

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