Per una rigenerazione ecologica dei borghi lucani

La riscoperta dei borghi come preziose risorse territoriali. Gli investimenti previsti dal PNRR riaccendono la riflessione sui destini di questi luoghi.

Autore

Alessandro Raffa

Data

29 Settembre 2022

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3' di lettura

DATA

29 Settembre 2022

ARGOMENTO

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Premessa

La Basilicata, come ricorda una delle etimologie del suo antico nome Lucania, da lucus, cioè bosco sacro, è una terra selvaggia, dove le comunità locali hanno dovuto storicamente confrontarsi con un ‘senso del limite’ più forte che in altri luoghi, adattandosi continuamente ad un ambiente naturale duro, faticoso, marginale, conformando nei secoli paesaggi a cui oggi riconosciamo valore estetico ed ecologico. 

La diversità paesaggistica che contraddistingue la regione, derivante da condizioni morfologiche e climatiche specifiche, è anche espressione di continui processi di adattamento, che oggi diremmo resilienti, attraverso cui le comunità locali hanno saputo trasformare i limiti in opportunità, preservando le risorse disponibili ed incrementando la diversità bio-culturale.

Immersi in questi paesaggi di grande bellezza, in punti un tempo strategici per il territorio e che oggi leggiamo come marginali, si sono sedimentate nel tempo densità insediative dalle forme molteplici: i borghi, espressione antropica di un antico e preciso, a volte unico, rapporto con la natura circostante, in cui i confini tra naturale e artificiale appaiono qui più sfumati che in altri contesti. 

I borghi appartengono a una fitta rete di relazioni che si sono intrecciate nel paesaggio e hanno rappresentato l’armatura identitaria del territorio per secoli, sino ai processi di spopolamento ed abbandono delle aree interne che, in molti casi, li hanno trasformati o li stanno trasformando in ghost town. L’abbandono dei borghi è solo la punta dell’iceberg del problema. I processi di spopolamento hanno influito sul territorio a cui i borghi appartengono che, non più oggetto delle cure quotidiane di un tempo da parte delle comunità locali, hanno dovuto fare i conti, oltre che con l’avanzata del bosco e un abbandono diffuso, con un territorio in generale più fragile, esposto maggiormente a rischi endogeni ed esogeni, ad esempio gli effetti dell’odierna e futura variabilità climatica.

I borghi tra risorsa e scenari possibili

In passato considerati inattuali perché incapaci di garantire gli standard di accessibilità, connessione e servizi delle realtà urbane, i borghi sono stati nel tempo riconosciuti come preziose risorse. Recentemente, la ricerca di uno stile di vita più sano e a contatto con la natura nel post-pandemia e gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), hanno riacceso la riflessione sui destini di questi luoghi e sulle strategie possibili per una loro rigenerazione.

Rispetto a quanto è stato fatto e pensato, da più parti, emerge comunque la richiesta di ampliare lo sguardo oltre l’idea di borgo come manufatto urbano isolato: molte delle candidature presentate nell’ambito dei bandi borghi del PNRR, ad esempio, mostrano la volontà di uscire dalla dimensione puntuale per aprirsi al paesaggio attraverso reti di relazioni, sia materiali che immateriali, che spesso ridefiniscono il rapporto tra borgo, comunità locale e natura nel paesaggio.

Servono, tuttavia, approcci innovativi per la rigenerazione di questi contesti, capaci di intercettare la complessità dell’odierno scenario contemporaneo e di rispondere tanto alle esigenze locali quanto alle urgenze ed alle sfide identificate dalle agende globali; occorre aprirsi verso scenari sperimentali di pianificazione e progettazione strategica capaci di orientare processi di sviluppo sostenibile in senso economico, sociale e ambientale.

Per un approccio ecologico alla rigenerazione dei borghi lucani

Appare quindi decisivo ricontestualizzare il tema della rigenerazione dei borghi all’interno di una cornice più complessa, interdisciplinare e olistica, in cui l’ineludibilità del paradigma ecologico apra al paesaggio, o meglio al landscape, inteso sia come lente di osservazione delle dinamiche locali e globali, presenti e potenziali, sia come orizzonte di trasformazione strategica. «Una prospettiva che mette al centro le ecologie territoriali, fondando il proprio agire progettuale sulle interconnessioni, a scala bio-regionale, tra sistemi ecologici, insediativi, produttivi e politici1». 

All’interno di questo quadro teorico-operativo, un contributo di sicuro interesse proviene dalle teorie del landscape urbanism ed ecological urbanism e dalle esperienze sperimentali a loro riconducibili che «moltiplicano le linee di pensiero disponibili sulla città contemporanea per includere concetti ambientali ed ecologici, ampliando al contempo il quadro disciplinare e operativo tradizionale per descrivere tali condizioni urbane 2».

Il paesaggio diventa infrastruttura bio-culturale primaria in cui la natura riveste un ruolo centrale nella definizione di scenari di sviluppo sostenibile, da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. La natura, infatti, è portatrice di performatività ambientali, produttrice di benessere collettivo e di tutela della salute pubblica; luogo di reciproca modificazione con la cultura e di attivazione di nuove economie (green, circular e bio-economy). 

Un laboratorio sperimentale per la rigenerazione ecologica

In questa cornice, la regione Basilicata rappresenta un contesto molto interessante per sperimentare innovativi processi di rigenerazione ecologica della sua costellazione di forme insediative. La sua strutturale marginalità, la ricchezza di risorse naturali, energetiche e culturali, la sua straordinaria bio-diversità, così come le forme di fragilità territoriale, rendono la regione un possibile laboratorio a cielo aperto di rilevanza nazionale e per l’intera area Mediterranea, dove sperimentare strategie ed azioni innovative in cui il paesaggio diventa infrastruttura bio-culturale per immaginare processi di rigenerazione a partire dalle performatività che la natura può liberare.

Il rapporto antico tra uomo, comunità e natura – e quel ‘senso del limite’ centrale nei processi di adattamento dell’ambiente e nell’uso delle risorse che ha plasmato il variegato mosaico paesaggistico lucano – rappresenta un’eredità importante da ridefinire rispetto ad innovazione e agli avanzamenti del sapere scientifico per immaginare, a partire dal coinvolgimento delle comunità depositari di saperi e pratiche tradizionali, scenari di rigenerazione ecologica per borghi lucani.


Il presente contributo si inserisce in una ricerca dell’autore sui temi della rigenerazione urbana presso il Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università della Basilicata, finanziata su risorse PON R&I e del fondo FSE- REACT EU. 

Note

  1. G. Carrosio, Piccolo non è sempre bello. Quando i borghi non servono all’ecologia, in Il Belpaese che dimentica i paesi, a cura di F. Barbera, D. Cersosimo, e A. De Rossi. Donzelli Editore, Roma, 2022 p.142.
  2. C. Waldheim Landscape as urbanism. A general theory, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 2016, p. 179 Trad. Dell’autore.
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