Udite dunque e mirate la fatidica carta
che ha tramutato ogni dolore in gioia.
Tanto sappia chiunque lo desideri:
questo biglietto vale mille corone.
Gli sono pegno garanzia sicura,
innumeri ricchezze, sepolte nell’Impero.
Si sta provvedendo a che il ricco tesoro,
appena estratto, serva alla sostituzione
Johann Wolfgang von Goethe1
Se si chiede a uno svizzero tedesco, il cognome Binswanger è piuttosto comune. Hans Christoph Binswanger (1929-2018) aveva come zio il noto psichiatra Ludwig Binswanger (1881-1966), che inaugurò la Daseinsanalyse, integrando alla psichiatria la fenomenologia e l’analisi esistenziale derivata da Husserl e Heidegger. Questo non sarà ininfluente nella comprensione olistica dell’economia proposta da Hans Christoph Binswanger e ulteriormente sviluppata da suo figlio Mathias Binswanger (1962), al cui cuore vi è la temporalità del processo economico e la funzione dell’immaginazione all’interno della crescita economica.
A partire da un’idea di Binswanger padre, si discute in Germania fin dagli anni Ottanta di una riforma fiscale ecologica2. Dunque, come dovrebbe strutturarsi tale riforma secondo Binswanger? Al fine di coglierne al meglio le premesse teoriche è opportuno ripercorrere alcuni punti nevralgici del pensiero economico di Binswanger, costruito su un serrato confronto con le più diverse tradizioni di analisi economica, integrando, quando opportuno, le loro formalizzazioni matematiche. Tuttavia, la preoccupazione di Binswanger è anzitutto a livello epistemico e concettuale. La matematica diventa uno strumento per ribadire un’argomentazione svolta con il linguaggio naturale. Così nella sua opera sistematica La spirale della crescita3, egli esplicita quanto di fronte all’idea convenzionale di un mercato dall’equilibrio statico derivata dal pensiero neo-classico sia necessario non solo ritornare al pensiero classico di Adam Smith, ma soprattutto rimontare alla storia del pensiero economico precedente, dai fisiocratici ai mercantilisti, integrando anche gli sviluppi della scuola storica tedesca, nonché le proposte novecentesche da Keynes a Piero Sraffa.
L’assunto di partenza è che il mercato sia strutturalmente differente dal semplice scambio, inteso quale baratto, in virtù della mediazione del denaro, che non è un fattore neutro e comporta una temporalizzazione di esso. Per tale ragione, l’economia convenzionale di matrice neo-classica, afferma Binswanger, non solo presuppone una neutralità del denaro nella determinazione dell’equilibrio di mercato come meccanismo di definizione dei prezzi, ma rimuove anche dal modello tale temporalizzazione prodotta dal denaro stesso. Tale modello risale alla figura di Léon Walras (1834-1910), che appunto concepiva l’equilibrio di mercato a partire dal modello di semplice scambio, astraendo pertanto dagli scarti temporali tra domanda e offerta prodotti dal denaro nella circolazione merce-denaro-merce, fino a elevare a modello economico, per riprendere David Graeber, il «mito del baratto»4.
Binswanger indaga così dai modelli di mercato fino alle teorie della produzione la questione della temporalità dei processi economici, seguendo il filo rosso della funzione del denaro. Tuttavia, egli riprende al contempo l’integrazione al pensiero fisiocratico operata da Johann Georg Schlosser (1739-1799), il quale al fondamento fisiocratico del valore nell’inesauribile ricchezza della terra affianca una ‘dottrina del valore dell’immaginazione’ (Imaginationswertlehre), che consente di includere all’interno delle attività produttive anche la manifattura. L’immaginazione implica che la produzione artigianale e poi industriale sia capace di rispondere a ‘bisogni immaginari’, virtualmente infiniti, e quindi qualunque cosa che risponda a un bisogno costituisca di per sé un valore. In questo senso, Binswanger definisce l’immaginazione in analogia con la funzione del sole nel ciclo ecologico come «una forza motrice in continuo auto-rinnovamento (eine sich ständig erneuernde Antriebskfraft)»5. In questo modo, Schlosser pone il principio della produzione spirituale (geistige Produktion), che sarà centrale in una figura quale Friedrich List, ma anche in Marx, dove è l’offerta a produrre il consumo in quanto invenzione di nuovi bisogni e forme di consumo6.
Binswanger isola quindi le tre coordinate, fonti di estrazione di plusvalore, nelle quali si sviluppa ogni discorso economico: l’energia (terra-natura), il tempo (denaro) e l’immaginazione. L’interazione tra il tempo e l’immaginazione mediata dal denaro, e segnatamente dalla carta-moneta – di cui il secondo Faust è il dramma – ci immerge nella specificità dell’economia moderna e contemporanea, dove la crescita diventa un presupposto del funzionamento stesso del sistema. Come riassume efficacemente il grafico, l’alternativa a un livello minimo di crescita, necessario per costituire una tendenza iperbolica, è soltanto la contrazione o la recessione, e questo in virtù del fatto che la stabilità del sistema al tempo presente t1 dipende dall’andamento di crescita del valore finanziario nel futuro t2, da cui dipende la possibilità stessa della produzione al tempo t1.

Non è solo la produzione che dipende dal valore finanziario al tempo t2, il valore stesso del capitale monetario ha – come già predetto nel Faust – come garanzia le «innumeri ricchezze, sepolte nell’Impero [Unzahl vergrabnen Guts im Kaiserland]», cioè una ricchezza non ancora prodotta o estratta e quindi in definitiva soltanto immaginata.
Binswanger osserva che pure nei fisiocratici la terra-natura risultava sì fonte di ogni ricchezza, ma inesauribile e gratuita. Così sarà ancora da David Ricardo a John Stuart Mill, dove l’energia necessaria (Naturkräfte bzw. Energie), e quindi la natura, per la produzione industriale viene sistematicamente esclusa dai modelli economici, oppure è considerata un fattore esogeno inesauribile e apparentemente gratuito. Eppure, la compulsione alla crescita (Wachstumszwang) necessaria per la stabilità stessa del sistema economico attuale si fonda appunto sull’immaginaria ricchezza estratta nel futuro, che rimanda in ultima analisi a una fonte energetica, o all’uso della natura in generale, ritenuta come tale gratuita7.

La rappresentazione della spirale della crescita orientata dal vettore dell’aumento dei prodotti di consumo consente di intuire immediatamente le due fonti gratuite della crescita considerate tradizionalmente come fattori esogeni: la natura e l’immaginazione. Mathias Binswanger rileva quanto la compulsione alla crescita sia una condizione immanente al sistema capitalistico, di cui ci si è finora poco accorti, poiché in precedenza vi è sempre anche stata una ‘spinta alla crescita’ [Wachstumsdrang]. Quest’ultima s’incarna nell’aumento del valore capitalistico tramite il profitto trainato dalla produzione di beni, stimolando così l’investimento, mentre la prima esprime quella crescita (finanziaria) necessaria per evitare perdite8.
In questo quadro teorico, è ora comprensibile la proposta di riforma ecologica di Binswanger, la quale prevede un costo di restituzione (Restitutionsaufwand) nella forma di «tasse o imposte su attività a impatto ambientale» (Steuern oder Abgaben auf umweltbelastende Aktivitäten), che costituiscono un prezzo di riproduzione in riconoscimento della ricchezza prodotta dalla natura. Tuttavia, l’obiettivo di tale misura non è soltanto l’incettivo a una riduzione di attività ad alto impatto ambientale, e quindi effetti di efficientamento energetico e riduzione di emissioni climalteranti. In effetti, tale imposta ecologica ambisce a sostituirsi ad altre tasse che costituiscono dei ‘costi aggiuntivi al salario’ (Lohnnebenkosten) e che hanno dunque effetti inibenti sull’occupazione. Pertanto, l’ambizione è con un’unica tassa ottenere al contempo effetti ecologici e sociali: riduzione degli effetti antropici e aumento dell’occupazione9.
Note
- J.W. Goethe, Faust, a cura di F. Fortini, Milano, Mondadori, 2011, vol. II, Atto I, vv. 6055-6062, pp. 534-535.
- M. Knigge e B. Görlach, Die Ökologische Steuerreform – Auswirkungen auf Umwelt, Beschäftigung und Innovation, in “Ecologic. Institut für Internationale und Europäische Umweltpolitik”, ottobre 2005, p. 3.
- H.C. Binswanger, Die Wachstumspirale. Geld, Energie und Imagination in der Dynamik des Marktprozesses, Marburg, Metropolis-Verlag, 2013 (2006), Introduzione, pp. 7-8.
- H.C. Binswanger, Die Wachstumspirale. Geld, Energie und Imagination in der Dynamik des Marktprozesses, cit., Erster Teil: Geld und Markt, pp. 13-25; per una critica antropologica al «mito del baratto», complementare alla posizione di Binswanger, benché per certi versi ancora vi soggiaccia, si rimanda a D. Graeber, Debt. The first 5000 years, London, Melville House, 2011,vol. II, The Myth of Barter, pp. 21-41.
- H.C. Binswanger, Die Wachstumspirale. Geld, Energie und Imagination in der Dynamik des Marktprozesses, cit., Zweiter Teil: Markt und Produktion, pp. 147-149, 231-236: «Lo spirito umano, cioè la fantasia e la forza dell’immaginazione degli uomini, è per l’economia ciò che il sole è per il ciclo ecologico – una forza motrice in continuo auto-rinnovamento».
- Cfr. F. List, Das nationale System der politischen Ökonomie. Der internationale Handel, die Handelspolitik und der deutsche Zollverein, Jena, Verlag von Gustav Fischer, 1910; K. Marx, Grundrisse. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, Milano, PGreco Edizioni, 2012, vol. I, Introduzione, p. 15.
- H.C. Binswanger, Die Wachstumsspirale. Geld, Energie und Imagination in der Dynamik des Marktprozesses, cit., Zweiter Teil: Markt und Produktion, pp. 145 e 155-159: «Decisiva per la teoria fisiocratica è la conoscenza secondo cui il terreno, se esso è usato come fondamento della produzione, non si consuma, quindi non richiede alcun costo di restituzione. Per la prestazione del terreno non si deve per questo pagare nulla di reale, la fertilità del terreno si riproduce continuamente senza costi aggiuntivi nel contesto del ciclo ecologico con il contributo dell’energia del sole. Il contributo di produzione del terreno, vale a dire della natura, entra perciò totalmente, al 100%, nell’eccedenza, cioè nel prodotto netto».; H.C. Binswanger, Die Wachstumspirale in der Krise. Ansätze zu einem nachhaltigen Wachstum, cit., pp. 10-12.
- M. Binswanger, Der Wachstumszwang. Warum die Volkswirtschaft immer weiterwachsen muss, selbst wenn wir genug haben, Weinheim, Wiley-VCH Verlag, 2019, pp. 54-59: «La compulsione [Zwang] è stata appena esperita come tale nella precedente storia dell’economia capitalistica, poiché al contempo esisteva anche una spinta alla crescita [Wachstumsdrang]»; H.C. Binswanger, Die Wachstumspirale. Geld, Energie und Imagination in der Dynamik des Marktprozesses, cit., pp. 316-328.
- M. Knigge e B. Görlach, Die Ökologische Steuerreform – Auswirkungen auf Umwelt, Beschäftigung und Innovation, cit., pp. 3-4.