Introduzione a Merit
Poche settimane fa, la start up estone Single.Earth ha debuttato la vendita al pubblico della sua criptovaluta: ‘Merit’. Con oltre 2000 criptovalute attualmente in circolazione, Merit si differenzia per essere la prima, nella conoscenza di questo autore, associata direttamente a dei servizi ecosistemici (nell’acronimo inglese, ES). Allo stato attuale, 1 Merit token può essere acquistato attraverso la piattaforma online di Single.Earth per 3 euro. A sua volta, il token certifica la cattura di 100kg di CO2 in attività di pro-forestazione in Europa e Sud America. Grazie alla blockchain, Single.Earth ambisce a tokenizzare la natura e integrarla nel sistema economico facendone, letteralmente, la valuta stessa con cui la ricchezza viene misurata.
La storia di Single.Earth comincia nel 2019, con l’obiettivo dichiarato di contribuire a colmare il gap di circa 600 miliardi di dollari all’anno nel finanziamento di progetti di conservazione ambientale 1. A tal fine, la start up identifica le aree a maggior rischio di disboscamento e stringe con i proprietari dei terreni degli accordi con cui questi si impegnano a preservarle e mantenerle in salute. La preferenza per la conservazione di foreste (pro-forestazione) e altri habitat permette di beneficiare di tutti i servizi ecosistemici ad essi collegati e spesso trascurati in iniziative di semplice carbon offsetting, che prediligono la riforestazione. La pro-forestazione viene monitorata e remunerata periodicamente attraverso l’emissione di Merit, che i proprietari dei terreni possono rivendere sulla piattaforma di Single.Earth in cambio di valute tradizionali. A comprare i token dalla piattaforma, poi, possono essere privati cittadini desiderosi di finanziare la conservazione e investire nella criptovaluta, o aziende che vogliano utilizzarli come strumento di offsetting. Ciò avviene eliminando permanentemente alcuni token dalla circolazione, così contribuendo a limitare la pressione inflazionistica degli stessi. Sul medio periodo, Single.Earth ambisce a fare di Merit un token acquistabile anche nei principali mercati per criptovalute, e soprattutto spendibile per l’acquisto di prodotti e servizi da terzi proprio come è attualmente possibile fare con altre cripto più consolidate. Sul lungo periodo, invece, l’aspirazione è di fare da apripista alla tokenizzazione delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici: permettendone la disponibilità e tracciabilità in piccole unità discrete, gli ES diverrebbero un bene fluido e consumabile, e quindi meglio integrabile nell’economia. Del commercio di questo bene, intrinsecamente limitato e con buone probabilità di apprezzamento nel tempo, Single.Earth agirebbe come una sorta di borsa valori tra produttori, cittadini e organizzazioni 2.
Per realizzare in modo efficiente questo modello di business complesso, Single.Earth si avvale di una combinazione di alcune delle tecnologie più disruttive degli ultimi anni. Seguendo l’ordine logico appena descritto, il processo inizia con l’identificazione delle foreste maggiormente a rischio attraverso l’uso di immagini satellitari e soluzioni AI per il riconoscimento della copertura vegetativa, entrambi poi impiegati anche in fase di monitoraggio. I dati raccolti vengono successivamente forniti a un Digital Twin che calcola il valore ecosistemico dei terreni grazie a modelli biofisici. Benché attualmente permettano di valutare solamente il quantitativo di CO2 assorbita, Single.Earth promette di estenderli per includere anche altri ES. Questi modelli sono sviluppati direttamente dal team della start up, che annovera ben 12 PhD, e sono utilizzati per emettere Merit token attraverso la tecnologia di blockchain a ridotto consumo energetico Solana. Gli stessi vengono condivisi pubblicamente su GitHub per garantire trasparenza e riproducibilità. Attraverso questo processo tecnologicamente complesso, Single.Earth è in grado di produrre una criptovaluta associata direttamente a dei servizi ecosistemici nel mondo reale, facendo di Merit quella che si potrebbe definire la prima Nature-backed Cryptocurrency (NBCC).
Possibili implicazioni e benefici delle NBCC
Come beneficio più immediato, le NBCC potrebbero rafforzare e finanziare gli schemi di pagamento per i servizi ecosistemici (nell’acronimo inglese, PES). Il concetto di ES parte da un’interpretazione utilitarista della natura, in cui i sistemi naturali forniscono benefici quali la produzione di ossigeno, acqua, cattura della CO2, bellezza estetica, etc., e del cui approvvigionamento costante la prosperità umana dipende. In quanto beni comuni, gli ES sono tradizionalmente vittime delle esternalità negative dei processi economici. Per porvi rimedio, i PES ambiscono a internalizzarne il valore creando incentivi affinché chi opera nei pressi degli ES si impegni per preservarne un equilibrato funzionamento. Ciò include primariamente attività di riforestazione, protezione della biodiversità, e gestione responsabile delle risorse idriche, appositamente remunerate. Attualmente oltre 550 progetti PES sono operativi in 67 paesi, e vengono finanziati attraverso differenti modalità da attori sia pubblici, come governi nazionali e locali, sia privati, come aziende e NGO, per un importo globale di circa 36-42 miliardi di dollari all’anno3.
In questo panorama, il contributo delle NBCC potrebbe essere duplice. Da un lato, grazie all’adozione della blockchain4 , le NBCC abiliterebbero l’automazione dei monitoraggi, aumenterebbero la trasparenza, e ridurrebbero i costi di transizione legati alla gestione dei PES favorendone massicciamente la scalabilità. Dall’altro, facendo degli ES delle piene commodity e includendo i cittadini tra i possibili finanziatori, le NBCC permetterebbero di espandere significativamente le risorse destinate ai gestori degli habitat, un aspetto significativo per l’efficacia degli schemi PES. Ciò si instaurerebbe sul crescente interesse della popolazione per le sfide ambientali e sul crescente flusso di denaro verso prodotti e servizi percepiti come ‘sostenibili’. Inoltre, in quanto criptovalute, le NBCC potrebbero attirare l’interesse anche di piccoli e grandi investitori. Benché il mercato delle cripto abbia perso due terzi del proprio valore nel 2022, infatti, questo rimane di poco inferiore a 1 triliardo di dollari 5 e una quota significativa di cittadini e imprese vi prende attivamente parte. Se la domanda di NBCC raggiungesse anche solo una frazione di quella di altre criptovalute, il flusso di denaro diretto verso i PES avrebbe un impatto significativo sulla protezione degli ecosistemi e aumenterebbe la valutazione complessiva di tutti gli ES, potenzialmente compensando la tradizionale sproporzione tra offerta e domanda di carbon offsetting.Infine, il movimento cripto incarna da sempre un’ambizione di trasformazione sociale ed economica, sia in prospettiva tecnolibertaria 6 che sociale. Già oggi esistono iniziative sociali che emettono proprie cripto come valute alternative, impiegando la blockchain per distribuire e organizzare l’azione collettiva nonché per riconoscere e ridistribuire equamente il valore generato 7 8. Forti di un valore intrinseco legato alla scarsità dei servizi ecosistemici e al tempo stesso di una fungibilità pari a quella di altre criptovalute, le NBCC potrebbero proseguire questa ambizione trasformativa contribuendo a una migliore internalizzazione dei servizi ecosistemici nel sistema economico, sia su un piano simbolico che, potenzialmente, su un piano sostanziale 9.
Riflessioni conclusive sulle NBCC
Come tutte le novità, le NBCC si espongono a numerose critiche e dubbi. In primo luogo, dovute alla difficoltà di quantificare l’efficacia dei PES nel generare servizi ecosistemici aggiuntivi. Ciò è vero soprattutto per attività di conservazione di foreste già esistenti, ed è solo in parte compensabile dalla condivisione dei modelli sottostanti l’emissione di token. In secondo luogo, ricerche sui PES hanno indicato che l’uso della blockchain offrirebbe vantaggi limitati in contesti di economia informale e debole governance pubblica, dunque rendendo più probabile la produzione delle NBCC in economie medio-avanzate ove, tuttavia, i PES sono già più diffusi ed efficaci. Da ultimo, la commodificazione dei servizi ecosistemici, determinata dalle NBCC, apre questioni etiche complesse che potrebbero ostacolarne la diffusione e che richiederebbero una trattazione dedicata.
Ciò non di meno, le NBCC sembrano avere il potenziale per contribuire alla conservazione naturale grazie ai benefici della blockchain e all’aumento di risorse a disposizione dei PES. Potrebbero, soprattutto, costituire uno strumento rivoluzionario per integrare i sistemi naturali con quelli economici. Oltre ai ragionevoli dubbi di fattibilità tecnica e sociale, rimane da chiedersi se una società in cui l’azione collettiva si basi massicciamente su una filosofia tecno-utilitarista sarebbe una di cui essere orgogliosi. Due aspetti, però, rimangono certi: primo, l’ingresso nell’antropocene e la crisi ecologica sono reali, e nessuno strumento che ambisca ad arrestarla andrebbe escluso a priori; secondo, le NBCC emergono alla convergenza di importanti fenomeni di trasformazione tecnologica, economica, e sociale. Per tanto, se prenderanno piede, si riveleranno incredibilmente interessanti da osservare e studiare. Nella speranza che possano effettivamente contribuire ad una società più sostenibile e giusta, molte domande rimangono aperte:
- Le NBCC hanno il potenziale per espandersi e godere di una legittimità almeno pari ad altre criptovalute?
- Le NBCC riuscirebbero a migliorare l’efficienza ed efficacia dei PES, e dunque a raggiungere una corretta valutazione e internalizzazione economica degli ES?
- Oltre ai servizi ecosistemici, quali altre opportunità si presentano per integrare le criptovalute nella gestione dell’azione collettiva?
- Quali sarebbero le implicazioni etiche di una simile commodificiazione del mondo naturale e sociale?
- In prospettiva, quali potrebbero essere le conseguenze di una valuta legata ai servizi ecosistemici?
Note
- Single.Earth, Lightpaper: An Introduction to Single.Earth, 2022
- J. Koetsier, The stock exchange of nature? A Startup is tokenizing the planet to save it, in “Forbes”, 30 gennaio 2021
- J. Salzman, G. Bennett, N. Carroll, A. Goldstein e M. Jenkins, The global status and trends of Payments for Ecosystem Services, in “Nature Sustainability”, 2018
- D. Oberhauser, Blockchain for environmental governance: Can smart contracts reinforce payments for ecosystem services in Namibia?, In “Frontiers in Blockchain”, 2019
- E. Howcroft, Cryptocurrency market value slumps under $1 trillion, in “Reuters”, 13 giugno 2022
- R. Wash, Behind the crypto hype is an ideology of social change, in “The Conversation”, 31 marzo 2022
- X. Balaguer Rasillo, Alternative economies, digital innovation and commoning in grassroots organisations: Analysing degrowth currencies in the Spanish region of Catalonia, in “Environmental Policy and Governance”, 2021.
- P. Howson, Distributed degrowth technology: Challenges for blockchain beyond the green economy, in “Ecological Economics: The Journal of the International Society for Ecological Economics”, 2021
- J. Koetsier, op. cit