Cultura, patrimonio e cambiamenti climatici

La portata e la velocità dei cambiamenti climatici sta mettendo a serio rischio patrimonio e cultura, le nostre tradizioni e il nostro senso d’identità.

Autore

Mia Alibegovic

Data

27 Settembre 2022

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27 Settembre 2022

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La crisi climatica è sicuramente la crisi dei nostri tempi. Il cambiamento climatico infatti impatta direttamente ed indirettamente sull’ambiente e sulle nostre città, e, anche se non se ne discute molto, sui nostri patrimoni culturali tangibili e intangibili. 

Nel 2015, l’anno in cui i leader mondiali hanno firmato l’Accordo di Parigi, gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati nell’adottare l’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 169 target. Tra questi si fa specifico riferimento (con il target 11.4) al potenziamento degli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo. 

Sei anni dopo, il 31 luglio 2021, i Ministri della Cultura del G20 approvano alla unanimità la Dichiarazione di Roma 1, un documento di 32 punti che va ad affrontare il cambiamento climatico attraverso la cultura, la tutela e promozione della cultura e dei settori creativi come motori per una crescita sostenibile ed equilibrata, la protezione del patrimonio culturale e non solo. 

Successivamente, la COP26 di Glasgow, tenutasi tra fine ottobre e metà novembre, si contraddistingue per una presenza senza precedenti di cultura e rappresentanti di organizzazioni culturali locali e internazionali. 

A dicembre 2021, si tiene per la prima volta nella storia dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), un incontro che riunisce scienziati del clima ed esperti culturali in un unico forum 2.  Tra le sessioni organizzate si affronta il tema della perdita, del danno e dell’adattamento per la cultura e il patrimonio 3.

I beni del patrimonio culturale come edifici storici, siti archeologici e monumenti, i loro contenuti e collezioni, nonché i loro aspetti immateriali sono un’eredità del nostro passato che conferisce un senso di luogo, identità e benessere estetico alle comunità locali, e finalmente, forum nazionali ed internazionali hanno portato alla luce il bisogno di preservarli contro gli effetti della corrente crisi climatica.

La comunità scientifica su cultura e cambiamento climatico

Le prime ricerche in merito a «patrimonio culturale e cambiamenti climatici» risalgono agli anni ’90 4. Fatorić e Seekamp 5, conducendo una revisione sistematica della letteratura sulle pubblicazioni riguardanti il tema fino al 2015, sottolineano come l’interesse degli studiosi per l’argomento sia cresciuto nel tempo ma che l’area geografica oggetto di studi fosse prevalentemente il continente europeo. Più recentemente Orr, Richards e Fatorić 6, con un’altra literature review comprendente le attinenti pubblicazioni dal 2016 al 2020, confermano le conclusioni del precedente studio e aggiungono che la ricerca si concentra prettamente sugli impatti fisici 7 del cambiamento climatico, su singoli edifici, monumenti o siti, evidenziando invece come gli effetti sul patrimonio culturale intangibile vengano raramente valutati e studiati. 

Gli impatti fisici e non solo

Esempi significativi di impatti negativi sul patrimonio causati dall’aumento della frequenza di eventi climatici estremi li possiamo trovare ovunque nel globo 8. Nell’ottobre 2012, l’alluvione causata dall’uragano di potenza senza precedenti «Sandy» ha inondato il 75% della Liberty Island, l’isola sulla quale sorge la Statua della Libertà 9. Gli acquazzoni sempre più violenti e il rafforzarsi dei venti stanno contribuendo al deterioramento delle pietre del celebre sito neolitico del Wiltshire, Stonehenge con i suoi 4.500 anni di storia 10. Uno studio pubblicato su Nature Communications 11, che valuta i 49 siti patrimonio mondiale dell’Unesco situati sul Mediterraneo a rischio inondazione ed erosione sotto 4 diversi scenari di innalzamento del livello del mare entro il 2100, ricorda che tra i siti italiani ad alto rischio 12 non c’è solo Venezia e la sua laguna: troviamo anche l’Area Archeologica e la Basilica Patriarcale di Aquileia, i Monumenti paleocristiani di Ravenna, Ferrara, la città del Rinascimento con il delta del Po.

Questi eventi estremi possono impattare anche il patrimonio culturale ancora da scoprire 13. I reperti archeologici preservati sotto terra, grazie al bilanciamento idrologico, chimico e biologico, possono essere danneggiati a causa di questi. Ad esempio, le Montagne d’Oro dell’Altaj nella Russia asiatica, ai confini con la Cina e il Kazakistan, racchiudono resti della cultura scita, una civiltà nomade del primo millennio A.C., in una zona di permafrost. I loro tumuli o kurgan contengono oggetti di metallo e corpi umani mummificati, attualmente minacciati dall’aumento della temperatura e riduzione del permafrost 14.

Il cambiamento climatico ha avuto e avrà un impatto negativo significativo sul patrimonio culturale; nella Tabella 1 vengono riportati per indicatore climatico, i rispettivi rischi climatici, e gli impatti non solo fisici, ma anche sociali e culturali sul patrimonio. 

Tabella 1 Indicatori climatici, rischi climatici e gli impatti fisici, sociali e culturali sul patrimonio culturale

Indicatore climatico Rischio climaticoImpatti fisici, sociali e culturali sul patrimonio culturale
Cambiamento dell’umidità atmosfericaInondazioni (mare, fiume)Pioggia intensaCambiamenti nei livelli delle falde acquifereCambiamenti nella chimica del suoloCambi nelle acque sotterraneeCambiamenti nei cicli di umiditàAumento del tempo di bagnaturaCloruri di sale marinoCambiamenti di pH nelle prove archeologiche sepoltePerdita dell’integrità stratigrafica dovuta a fessurazioni e sollevamenti dovuti alle variazioni dell’umidità dei sedimentiPerdita di dati preservati in condizioni di ristagno d’acqua / anaerobiche / anossicheEutrofizzazione che accelera la decomposizione microbica delle sostanze organicheModifiche fisiche ai materiali edili porosi e alle finiture dovute alla risalita di umidità Danni dovuti a sistemi di smaltimento dell’acqua difettosi o inadeguati; beni storici di acqua piovana non in grado di sopportare forti piogge e spesso di difficile accesso, manutenzione e regolazioneCristallizzazione e dissoluzione dei sali a causa di bagnatura ed essiccamento che impattano strutture, siti archeologici, pitture murali, affreschi e altre superfici decorateErosione di materiali inorganici e organici dovuta alle acque di inondazioneAttacco biologico dei materiali organici da parte di insetti, muffe, funghi, specie invasive come le termitiInstabilità del sottosuolo, sollevamento e cedimento del suoloCicli di umidità relativa che provocano spaccature, fessurazioni, sfaldamenti e impolveramento di materiali e superficiCorrosione dei metalliAltri effetti combinati es. aumento dell’umidità combinato con fertilizzanti e pesticidi
Cambiamento di temperaturaEventi estremi diurni, stagionali (ondate di calore, caricamenti di neve)Cambiamenti nel gelo-disgelo e nelle tempeste di ghiaccio e aumento del wet frostDegrado delle facciate per stress termicoDanni da gelo-disgelo/geloDanni all’interno di mattoni, pietre, ceramiche che si sono bagnati e congelati all’interno del materiale prima dell’essiccazioneDeterioramento biochimicoCambiamenti nell'”idoneità all’uso” di alcune strutture. Ad esempio il surriscaldamento degli interni di edifici può portare ad alterazioni inadeguate del tessuto storico dovute all’introduzione di soluzioni ingegnerizzateAdattamento inappropriato per consentire alle strutture di rimanere in uso
Innalzamento del livello del mareInondazioni costiereIncursioni dell’acqua del mareErosione/perdita costieraIntroduzione intermittente nel sito di grandi masse d’acqua, che possono disturbare l’equilibrio metastabile tra manufatti e suoloImmersione permanente di aree basseMigrazione della popolazioneDisgregazione delle comunitàPerdita dei rituali e interruzione delle interazioni sociali
VentoPioggia sospinta dal vento Sale trasportato dal vento Sabbia sospinta dal ventoVenti, raffiche e cambi di direzioneUmidità penetrante nei materiali porosi del patrimonio culturale Danni strutturali e crolliDegrado delle superfici dovuto all’erosione
DesertificazioneSiccitàOndate di caloreAbbassamento livello freaticoErosione Meteorizzazione salina Impatto sulla salute della popolazione Abbandono e collassoPerdita della memoria culturale
Clima e inquinamento che agiscono insiemepH delle precipitazioniCambiamenti nella deposizione di inquinantiAnnerimento dei materialiCorrosione dei metalliInfluenza della biocolonializzazione
Clima ed effetti biologiciProliferazione di specie invasive Diffusione di specie di insetti esistenti e nuove (es. termiti)Aumento della formazione di muffeModifiche alle colonie di licheni sugli edificiDeclino dei materiali vegetali originaliCrollo del legno strutturale e delle finiture in legnoRiduzione della disponibilità di specie autoctone per la riparazione e la manutenzione degli edificiCambiamenti nel valore del patrimonio naturale nei siti del patrimonio culturaleCambiamenti nell’aspetto dei paesaggiTrasformazione delle comunitàCambiamenti nel sostentamento degli insediamenti tradizionaliI cambiamenti nelle strutture familiari come fonti di sostentamento più disperse e distanti

Fonte: UNESCO, The Impacts of Climate Change on World Heritage Properties, WHC-06/30.COM/7.1, pp. 31-32 https://whc.unesco.org/document/7041.

E il patrimonio culturale intangibile?

Da più parti e più volte è stata espressa l’esigenza di costituire strategie e piani di azione per mitigare ed adattare l’effetto della crisi climatica sul nostro patrimonio. La questione non riguarda però solo i beni fisici. Il patrimonio culturale non comprende infatti soltanto l’aspetto materiale della cultura, i.e. monumenti, siti archeologici, paesaggio, musei, ma anche quello immateriale relativo a tradizioni, le arti dello spettacolo, riti e feste, le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo. L’UNESCO, nella Convenzione del 1972 15, definisce il Patrimonio Culturale nell’articolo 1, prendendo in considerazione inizialmente solamente i beni materiali. Come ricordano Simeon e Buonincontri 16, solamente negli anni a venire si inizia a dare attenzione anche agli elementi immateriali della cultura, dando enfasi alla promozione delle diversità culturali con la «Raccomandazione sulla salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore» del 1989 17. Nel 2003, a Parigi, viene fatto un ulteriore passo in avanti, con l’adozione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. I due aspetti della dicotomia tangibile/intangibile non sono separati, ma piuttosto possono intersecarsi e completarsi a vicenda. La Convenzione del 2003 riconosce infatti <<l’interdipendenza profonda tra il patrimonio culturale immateriale e il patrimonio culturale e naturale tangibile>> 18 .

Perdita del patrimonio, perdita di identità

Il legame tra cambiamento climatico e distruzione del patrimonio culturale immateriale è non sempre chiaro. Tuttavia, è possibile identificare un legame preciso tra la distruzione del patrimonio culturale immateriale e la migrazione forzata a causa del cambiamento climatico 19. Quando il cambiamento climatico ha un impatto distruttivo su un luogo, distrugge i raccolti e i mezzi di sussistenza, allora le comunità si disperdono, le identità si perdono e le tradizioni legate al luogo non riescono più ad essere tramandate attraverso le generazioni. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha identificato la migrazione come una delle principali attese conseguenze del cambiamento climatico 20 ma non ne esplora gli impatti a livello culturale. Paesi con popolazioni sull’orlo di tale sfollamento osservano che l’impatto del cambiamento climatico riguarda sì la loro sopravvivenza e sicurezza, ma sottolineano anche che l’identità culturale di un’intera nazione ne viene minacciata 21.

Altri impatti del cambiamento climatico sul patrimonio culturale immateriale includono, ad esempio, il cambiamento forzato nelle pratiche orticole e successivo cambiamento nella dieta a causa di un suolo danneggiato; un cambiamento nel lavoro tradizionale e nelle pratiche culturali dovute alla desertificazione o alla deforestazione; la riduzione della dipendenza, e uso della conoscenza indigena in relazione alla cosmologia e alla navigazione a causa dell’inquinamento 22

Al giorno d’oggi, sono 629 gli elementi corrispondenti a 139 paesi iscritti nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO. Nel 2015, erano 364 e Goswami 23 stimava che l’80% di questi era dipendente, direttamente o indirettamente dall’uso di risorse naturali. E allora, non è forse l’ora di ricordarci che l’ambiente e la natura fanno loro stesse la cultura? Viviamo in un sistema interdipendente ed interconnesso e se l’ambiente viene distrutto, si distruggono anche cultura ed identità.

Note

  1. G20 Culture Ministers, Rome Declaration of the G20 Ministers of Culture, Roma, 30 Luglio 2021.
  2. ICOMOS, IPCC Culture, Heritage and Climate Meeting Breaks New Ground in Efforts to Understand the Cultural Dimensions of the Climate Emergency, 17 Dicembre 2021
  3. Per maggiori dettagli e per visionare le sessioni fare riferimento al seguente link: https://www.cultureclimatemeeting.org/.
  4. M.J. Rowland, Climate Change, Sea-level Rise and the Archaeological Record, Australian Archaeology 34, no. 1 (1992): 29–33, doi:10.1080/03122417.1992.11681449. M.J. Rowland, Accelerated Climate Change and Australia’s Cultural Heritage. Australian Journal of Environmental Management 6, no. 2 (1999): 109–118, doi:10.1080/14486563.1999.10648457.
  5. S. Fatorić e E. Seekamp, Are Cultural Heritage and Resources Threatened by Climate Change? A Systematic Literature Review, Climatic Change 142, no. 1–2 (2017): 227–254, doi:10.1007/s10584-017-1929-9. 
  6. S.A. Orr, J. Richards, S. Fatorić, Climate Change and Cultural Heritage: A Systematic Literature Review (2016–2020), The Historic Environment: Policy & Practice, 12:3-4 (2021), 434-477, doi:10.1080/17567505.2021.1957264
  7. In particolare fare riferimento allo studio <<Climate change impacts on cultural heritage: A literature review>> dei ricercatori Sesana, Gagnon, Ciantelli, Cassar, e Hughes.
  8. A. Markham, E. Osipova, K. Lafrenz Samuels, A. Caldas, World Heritage and Tourism in a Changing Climate, United Nations Environment Programme, Nairobi, Kenya and United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Parigi, Francia, 2016.
  9. D. Holtz, A. Markham, K. Cell, B. Ekwurzel, National Landmarks at Risk: How Rising Seas, Floods, and Wildfires are Threatening the United States’ Most Cherished Historic Sites, Union of Concerned Scientists, Cambridge, USA, 2014.
  10. UNESCO, Climate Change Risk Assessment for Stonehenge and Avebury World Heritage Site, UNESCO World Heritage Centre, Parigi, Francia, 2014.
  11. L. Reimann, A.T. Vafeidis, S. Brown, J. Hinkel, R.S. Tol, Mediterranean UNESCO World Heritage at risk from coastal flooding and erosion due to sea-level rise, Nature communications, 9(1), 1-11., 2018.
  12. Guardando all’intera platea dei beni culturali italiani (quindi non solo ai 58 siti patrimonio UNESCO), dal Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia realizzato da ISPRA nel 2021 si rileva che degli oltre 213.000 beni architettonici, monumentali e archeologici italiani, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12.500 (pari al 5,9% del totale) nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata e raggiungono complessivamente le 38.000 unità (pari al 17,9% del totale) considerando anche quelli ubicati in aree a minore pericolosità. ISPRA afferma che <<per la salvaguardia dei Beni Culturali, è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili; quelli architettonici, monumentali e archeologici, a differenza dei beni mobili (es. quadri, sculture), non sono inoltre delocalizzabili e necessitano quindi di adeguate misure strutturali di salvaguardia.>>
  13. B.M. García, Resilient cultural heritage for a future of climate change, Journal of International Affairs, 73(1), 101-120, 2019.
  14. Ibid.
  15. UNESCO, Convenzione riguardante la Protezione sul Piano Mondiale del Patrimonio Culturale e Naturale, Parigi, 16 Novembre 1972
  16. F. Ferrigni (a cura di), Il futuro dei territori antichi. Problemi, prospettive e questioni di governance dei paesaggi culturali evolutivi viventi, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, Ravello, 2013.
  17. UNESCO, Raccomandazione per la Salvaguardia della Cultura e del Folklore, Parigi, 15 Novembre 1989.
  18. UNESCO, Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, Parigi, 17 Ottobre 2003.
  19. N. Higgins, Changing Climate; Changing Life—Climate Change and Indigenous Intangible Cultural Heritage, Laws, 11(3), 47, 2022.
  20.  IPCC, IPCC Sixth Assessment Report. Impacts, Adaptation and Vulnerability, 2022.
  21. H.E. Apisai Ielemia, Prime Minister of Tuvalu, General Debate at the 63rd UN General Assembly.
  22.  N. Higgins, Changing Climate; Changing Life—Climate Change and Indigenous Intangible Cultural Heritage, cit.
  23.  UNESCO, World Heritage no. 77, UNESCO, Parigi, Francia, Publishing For  Development Ltd., Londra, Gran Bretagna. 
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