CSR e sostenibilità aziendale: investire in un futuro migliore

Autore

Nadia Paleari

Data

10 Novembre 2023

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4' di lettura

DATA

10 Novembre 2023

ARGOMENTO

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Siamo testimoni dei segni inequivocabili della crisi climatica: eventi climatici estremi, siccità, inondazioni. In questo contesto, è chiaro che dobbiamo ridefinire il nostro modello di sviluppo, e qui il ruolo giocato dalle aziende, di ogni dimensione e settore, è fondamentale.

CSR, ESG e sostenibilità aziendale: le parole chiave

Il panorama della sostenibilità aziendale ha subito una trasformazione significativa negli ultimi anni, in risposta all’urgente crisi climatica e alla necessità di regolare e rendere trasparenti gli impatti aziendali. La Corporate Social Responsibility (CSR) ha radici nel secolo scorso, con il termine coniato negli anni ’50 da Howard R. Bowen, economista americano, nella pubblicazione dal titolo emblematico:Social Responsibilities of the Businessman‘. Negli anni seguenti si inizia quindi a indagare la ‘responsabilità sociale‘ di un’impresa, riconoscendo che questa non possiede soltanto obblighi economici (essere profittevole), ma anche sociali, incidendo in modo diretto sul contesto in cui si sviluppa.

Negli anni ’60 e ’70, emergono più forti le preoccupazioni ambientali e sociali – causa anche il contesto storico, come la crisi energetica del ‘73. Tuttavia, la CSR era ancora agli albori, lontana dall’essere una pratica consolidata. È stato solo negli anni ’80 che la CSR ha veramente guadagnato terreno, grazie anche alla diffusione dello ‘stakeholder approach‘ di Freeman (1984), un approccio che riconosceva l’importanza di coinvolgere tutte le parti interessate nello sviluppo aziendale. In Italia, furono soprattutto i grandi gruppi industriali a mostrare interesse per questo approccio responsabile.

Nel periodo tra il 1990 e il 2000, è emersa la necessità di una regolamentazione più robusta e condivisa sulla sostenibilità aziendale. In quegli anni, sono state istituite organizzazioni come il Global Reporting Initiative (GRI) per stabilire standard di reporting, spingendo le aziende a considerare la CSR come parte integrante delle loro operazioni.

La svolta decisiva avvenne con l’ascesa dell’approccio ESG (environment, social, governance) dopo il Duemila, che ha integrato la sostenibilità in tre dimensioni fondamentali: ambiente, benessere sociale e governance etica. Questa trasformazione ha reso la CSR più strategica, ponendo un’enfasi crescente sulla sostenibilità e l’etica aziendale come pilastri su cui costruire il futuro sviluppo aziendale, coinvolgendo tutte le parti interessate e promuovendo una gestione sostenibile a lungo termine.

Oggi, CSR ed ESG sono diventate parte integrante delle strategie aziendali, portando a un miglioramento della reputazione, alla mitigazione dei rischi e alla promozione di una cultura aziendale responsabile, con una crescente enfasi sulla sostenibilità ambientale e sociale.  Fare CSR non è quindi un trend, piuttosto significa integrare veramente obiettivi di sostenibilità nella strategia aziendale a lungo termine, dimostrando l’adesione ai principi ESG e l’attenzione verso una gestione aziendale responsabile.

Rendicontazione e trasparenza: gli strumenti contro il ‘greenwashing’

Proprio in questo scenario- purtroppo – è diventato allettante per molte aziende usare una ‘vernice di sostenibilità‘ che, purtroppo, non corrisponde a un reale impegno, le cosiddette iniziative di greenwashing. Questo comportamento, che spazia dalla manipolazione delle statistiche alle promesse vuote, rischia di minare profondamente la credibilità dell’azienda, mettono in pericolo non solo la fiducia, ma anche la responsabilità (accountability) verso i consumatori, gli investitori e gli stakeholders.

Per contrastare questo fenomeno, è imperativo che le aziende adottino una politica di comunicazione fondata su due pilastri chiave: trasparenza e onestà.

Insieme permettono la condivisione accurata e completa delle informazioni relative alle pratiche sostenibili di un’azienda, che va oltre la mera presentazione di dati e fatti e la celebrazione dei successi. Significa riconoscere apertamente il percorso intrapreso, con le sue sfide e gli ostacoli. Solo attraverso una visione chiara e dettagliata delle azioni intraprese è possibile costruire un legame di fiducia solido con gli stakeholders.

Lo strumento chiave per esprimere trasparenza e onestà è la rendicontazione chiara e verificabile, in altre parole, il bilancio di sostenibilità. Le aziende devono essere in grado di dimostrare in modo credibile i loro sforzi verso la sostenibilità attraverso dati e informazioni verificabili. Questo aspetto non solo rafforza la credibilità aziendale ma fornisce anche agli stakeholder gli strumenti necessari per valutare con precisione gli impegni sostenibili.

La normativa EU: tassonomia e CSRD

In quest’ottica, ci sono buone notizie: l’Europa sta avanzando con normative ambiziose in materia, che stanno ponendo le basi per una trasformazione fondamentale nel mondo aziendale. In particolare, la Tassonomia europea rappresenta un pilastro fondamentale di questa evoluzione, stabilendo criteri chiari e inequivocabili per definire cosa possa essere considerato autenticamente sostenibile. Questo significa che non ci sono più vie d’uscita per le aziende che desiderano sfruttare il concetto di sostenibilità a proprio vantaggio senza effettivamente adottare pratiche sostenibili. La Tassonomia europea ha creato un quadro rigoroso che serve come guida per identificare e valutare l’effettivo contributo delle aziende alla sostenibilità. 

Inoltre, la recente Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta un passo significativo verso una maggiore trasparenza e responsabilità aziendale. A partire dal 2025, questa direttiva imporrà alle grandi aziende e a quelle quotate l’obbligo di fornire dettagliate relazioni sulle loro pratiche Ambientali, Sociali e di Governance (ESG). Questo significa ci si potrà più limitare a ‘dichiarazioni di buone intenzioni’, ma si dovranno rendicontare in modo meticoloso sforzi e risultati in settori critici come le emissioni di carbonio, la gestione delle risorse idriche, lo smaltimento dei rifiuti e la conservazione della biodiversità. La CSRD è un segnale forte alle aziende: la sostenibilità non può più essere un’aggiunta opzionale alla strategia aziendale, ne deve essere parte integrante.

Affrontare le sfide sulla strada verso la sostenibilità richiede impegno, visione a lungo termine e un cambio culturale all’interno delle aziende. Ma è una sfida a cui non possiamo sottrarci: non è solo un obbligo legale o un esercizio di marketing; è un investimento nel nostro futuro condiviso, un cammino che dobbiamo intraprendere oggi per un domani migliore.

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