Dicembre 2017 – I legami tra questi complessi sistemi naturali e umani sono oggetto di studi empirici multidisciplinari che mettono in luce effetti importanti del clima sulla salute, sull’agricoltura, sull’economia, sui conflitti, sulle migrazioni e sulla demografia. In passato, chi studiava le interazioni tra clima e società si limitava a costruire teorie basate principalmente sull’evidenza aneddotica1.
Oggi, i progressi delle scienze informatiche, la maggiore disponibilità di dati e nuovi studi permettono ai ricercatori di stabilire dei legami causali tra eventi climatici e impatti sociali. È stato dimostrato che alcuni fattori climatici hanno influito in modo rilevante, e influiscono tuttora, sulla società e sull’economia, con importanti implicazioni per il futuro.
La temperatura, in particolare, ha un impatto importante sui sistemi umani e sociali; il caldo favorisce la mortalità, l’aggressività e la violenza, riduce la produttività del lavoro e influisce sia sullo sviluppo del feto sia sulla crescita nella prima infanzia, con conseguenze sul lungo periodo. Le alte temperature danneggiano i raccolti, accrescono la domanda di energia elettrica e spingono le popolazioni a spostarsi sia all’interno sia all’esterno dei confini del proprio Paese. I cicloni tropicali causano morti e danni con ripercussioni negative sull’economia. Le precipitazioni estreme danneggiano la produzione e le popolazioni, soprattutto nelle zone agricole. La messa in atto di strategie adattative da parte delle popolazioni per proteggersi dagli estremi climatici potrebbe limitare i danni attuali e futuri. Perché ciò non sia già avvenuto resta una domanda aperta.
Impatti sulla salute
Mortalità
Ognuno di noi è costantemente esposto ai cambiamenti della temperatura. Quando quest’ultima diventa estrema il nostro organismo attiva dei meccanismi di termoregolazione che possono avere gravi effetti, talora mortali, sui sistemi cardiovascolare, respiratorio e cerebro-vascolare2. Sia temperature eccessivamente calde sia fredde aumentano il tasso di mortalità. Le alte temperature producono picchi di mortalità rapidi e acuti che si esauriscono velocemente. Talvolta, nei giorni successivi all’ondata di calore, il tasso di mortalità si abbassa in quanto alcuni dei decessi avvenuti durante la fase di innalzamento della temperatura si sarebbero verificati in ogni caso successivamente, indipendentemente dai picchi di calore3. Le temperature fredde hanno invece effetti meno acuti e più duraturi. L’impatto del freddo sulla mortalità può durare anche un mese intero, se le persone che si ammalano d’influenza non riescono a guarire.
L’evidenza indica che l’adattamento modera gli effetti diretti sulla mortalità. Negli Stati Uniti, per esempio, la mortalità in seguito alle ondate di calore è scesa dell’ 80% nel ventesimo secolo grazie alla diffusione dell’aria condizionata4. Si noti che gli effetti sulla mortalità sono sovrapponibili in contesti diversi, quando le condizioni di caldo e freddo sono definite in rapporto a quelle a cui le popolazioni sono abitualmente esposte5, suggerendo che le popolazioni affrontano il proprio clima in modo simile. Si prevede che il cambiamento climatico antropico aumenti la mortalità indotta dal caldo ma riduca quella legata al freddo, ridistribuendo i tassi di mortalità nelle diverse aree geografiche6, ma causando un incremento globale netto dei tassi totali di mortalità7.
Un’analisi del costo del cambiamento climatico negli Stati Uniti ha evidenziato che, rispetto a tutti gli altri impatti, quello più grave è sulla mortalità. Gli impatti sull’umidità aggravano ulteriormente questa tendenza8 e nei contesti agricoli poveri l’effetto sulla mortalità è più rilevante. Ma non è solo la temperatura a influire sulla mortalità, ci sono altri fattori climatici in gioco. I cicloni tropicali possono essere la causa diretta delle morti per trauma o annegamento. Anche le tempeste possono causare dei casi di morte immediata che aumentano in modo esponenziale in presenza del vento9.
Di fronte a eventi meteorologici simili, le popolazioni esposte frequentemente a essi sembrano adottare strategie adattative, perché i loro tassi di mortalità sono inferiori a quelli delle popolazioni che non lo sono. Il numero di morti immediate potrebbe però essere inferiore a quello delle morti «economiche» che avvengono in seguito ai cicloni10.
Nelle Filippine, per esempio, il peggioramento delle condizioni economiche negli anni successivi al passaggio di un ciclone riduce i redditi e le spese per alimentazione e sanità, aumentando di circa quindici volte il tasso di mortalità delle neonate di sesso femminile rispetto ai tassi di mortalità diretta in tutti i gruppi di età. Anche le precipitazioni estreme – oltre alle tempeste tropicali – influiscono sulla mortalità. Nei contesti agricoli il tasso di mortalità dei bambini nati nelle zone aride è alto nei periodi di siccità11, mentre a livello europeo esiste una correlazione tra tassi di mortalità e inondazioni12.
Morbilità
In molti casi il clima non causa danni fatali alla salute. Un modo per identificare questi effetti è quello di misurare l’impatto degli eventi climatici sulle accettazioni ospedaliere. I ricoveri per malattie respiratorie e cardiovascolari rispondono alle variazioni termiche ambientali come i tassi di mortalità, modificandosi in funzione dei picchi di caldo o freddo13.
I dati raccolti dagli studi svolti in ambiente ospedaliero e urbano danno informazioni spaziali e temporali precise e permettono agli studiosi di risalire ai correlati principali della temperatura, come l’inquinamento atmosferico e l’umidità, e a determinarne l’effetto sui ricoveri ospedalieri. Questa è una considerazione importante, perché trascurare l’effetto delle polveri sottili e dell’ozono significherebbe attribuire alla temperatura un ruolo molto più importante di quello reale14. Anche in assenza di dati ospedalieri, le informazioni sulla mortalità evidenziano gli impatti principali sulla morbilità; l’umidità, per esempio, favorisce l’influenza, che è una causa importante di ospedalizzazione e di mortalità nei climi temperati15.
Una componente importante della morbilità indotta dal clima è costituita dalle malattie trasmesse da insetti vettori. Ogni anno, in tutto il mondo, la malaria contagia circa 200 milioni di persone, mentre la dengue 50 milioni circa16 e il ciclo vitale delle zanzare che trasmettono queste malattie ha una stretta dipendenza con il clima. Infatti, la temperatura ha un effetto non lineare sulla riproduzione dei parassiti, gli estremi termici abbassano i tassi di sopravvivenza delle zanzare, mentre le acque libere necessarie alla loro riproduzione dipendono dalla pioggia17. Questi fattori climatici influiscono sull’incidenza dell’infezione nelle zone dove malaria e dengue sono endemiche18 e nei luoghi dove queste malattie potrebbero diffondersi19. Tali dinamiche rendono particolarmente complessa la misurazione dell’interazione clima-malattia: alcuni studi ne valutano l’incidenza come funzione non lineare di temperatura e precipitazione20, mentre altri utilizzano i parametri dei modelli ecologici sulla trasmissione da insetti vettori, ricavandone indici per elaborare delle previsioni21 o condurre delle simulazioni22 riguardo il possibile verificarsi di casi di patologie in futuro. È probabile che il cambiamento climatico antropico modifichi l’incidenza delle malattie aumentando l’esposizione degli organismi al contagio, ma la variabilità delle temperature e della pioggia, e le strategie di intervento complicano le proiezioni23; per stabilire un legame tra clima, modelli ecologici e dati sociali è necessario approfondire la ricerca in questo campo.
Prima infanzia
Le condizioni climatiche durante la prima infanzia sono molto importanti, perché uno sviluppo non ottimale nei primi anni di vita influisce sulla salute e sul benessere in età adulta24. L’esposizione a temperature elevate durante la gestazione, per esempio, può provocare una riduzione del peso alla nascita25, mentre l’esposizione ai cicloni tropicali causa complicanze di diverso genere al nascituro26. I meccanismi che intervengono nel periodo di gestazione sono ancora da chiarire, perché è difficile distinguerne gli effetti sull’età gestazionale e sulla concentrazione di sostanze nutritive. È inoltre probabile che gli choc climatici subiti in età gestazionali diverse abbiano effetti differenti.
Le alte temperature al momento del concepimento, per esempio, favoriscono gli aborti spontanei che, attraverso un meccanismo di selezione, migliorano l’esito (la vita) dei bambini che sopravvivono27. Le alte temperature nel terzo trimestre, invece, hanno sicuramente un impatto negativo28. I danni alla salute subìti nel periodo di gestazione, indipendentemente dalla causa, hanno ripercussioni economiche negative nei periodi successivi della vita e possono determinare, per esempio, un abbassamento del livello di reddito29. Nei Paesi in via di sviluppo, le precipitazioni avverse nell’anno di nascita hanno un effetto negativo sullo stato di salute e sul livello di scolarizzazione della popolazione adulta femminile30, mentre i periodi di siccità nei primissimi anni di vita compromettono la crescita dei bambini e il loro livello d’istruzione31. Gli impatti indotti dalle piogge sono probabilmente determinati dalla minore redditività delle attività agricole e da un impoverimento dell’alimentazione; la conoscenza di questi meccanismi è tuttora limitata e sono necessari ulteriori studi per riuscire a distinguere gli impatti fisiologici diretti da quelli economici e comportamentali.
Impatti economici
Redditività delle attività agricole
Lo studio sugli impatti economici del clima è partito dal settore agricolo, dove il ruolo dei fenomeni climatici è più evidente32. Nonostante le competenze agricole acquisite dalla società umana nel corso dei secoli, è recente la scoperta che l’effetto della temperatura sulle colture principali è spesso più rilevante di quello della pioggia33. Negli Stati Uniti, in Africa34, Europa[notaF.C. Moore e D.B. Lobell, The Fingerprint of Climate Trends on European Crop Yields, in «Proceed ings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 112, 2015, pp. 2670-2675 (doi: 10.1073/pnas.1409606112;pmid: 25691735).[/nota], Sud-Est Asiatico35 e India36 sono state osservate perdite con andamento esponenziale nei raccolti nei giorni più caldi.
La termosensibilità delle coltivazioni varia nelle diverse fasi della crescita. Anche le precipitazioni stagionali eccessivamente abbondanti o scarse danneggiano le colture, un effetto parzialmente compensato dalla disponibilità di riserve d’acqua e sistemi di irrigazione37. Nell’ambito di una sola stagione, le colture esposte a pochi giorni molto piovosi subiscono un danno maggiore rispetto a quelle esposte allo stesso quantitativo di pioggia distribuito uniformemente durante tutta la fase di crescita. Questi effetti sono stati osservati e replicati a livello globale sulle principali coltivazioni cerealicole, come mais, riso, soia e grano, mentre sono meno noti quelli sui prodotti a diffusione più regionale, come miglio e manioca – di parti colare gravità nelle aree rurali povere –, e sulle colture di frutta e verdura, nonostante vi siano alcune importanti eccezioni38.
Numerose ricerche sui prodotti caseari hanno evidenziato che sia la temperatura sia l’umidità hanno effetti negativi e non lineari sulla produzione di latte39 e sui tassi di fertilità del bestiame40, sebbene l’evidenza si riferisca principalmente agli allevamenti su vasta scala dei Paesi industrializzati. Sembra, inoltre, che nel settore agricolo, le strategie di adattamento al clima siano state applicate in modo limitato o con pochi effetti, perché le relazioni tra forzante climatica e impatto finale (che viene espressa solitamente come dose-risposta) sono risultate piuttosto stabili nel tempo e nello spazio41, anche quando le variazioni al rialzo della temperatura si sono presentate in modo graduale. Si è inoltre dimostrato come gli eventi climatici estremi, anche se temporanei, come il Dust Bowl negli Stati Uniti42, abbiano influito per decine d’anni sulla produttività delle aziende agricole43. Questi dati sono in contrasto con le narrazioni storiche sull’elevata capacità di adattamento dei contadini, che sarebbe per esempio testimoniata dalla costante diffusione dell’agricoltura negli ultimi duecento anni in terreni precedentemente non arabili44 o dall’adeguamento delle colture nei periodi di siccità45. Queste due visioni delle strategie adattative delle attività agricole restano inconciliabili, pertanto identificare gli ostacoli all’adattamento, come l’alto costo o l’insufficienza degli incentivi46, è un filone importante per la ricerca futura.
Lavoro e produttività
Gli impatti sull’agricoltura non sono sufficienti per spiegare i pattern del la risposta economica complessiva al clima. Si ritiene quindi che entrino in gioco altri fattori, come l’effetto sull’occupazione47, ed è sempre maggiore l’evidenza che sostiene questa teoria48. Lo stress causato dalle ondate di calore può ridurre l’intensità lavorativa49, le performance cognitive50 e il nu mero di ore lavorate nei settori più esposti alle temperature esterne, come quelli edile e agricolo51. Sono stati determinati gli impatti sulla produzione in contesti ad alta e bassa intensità di reddito52, ma la redistribuzione del lavoro all’interno delle economie considerate53 complica la comprensione dell’impatto. I pattern delle risposte macroeconomiche complessive (esami nate in dettaglio qui di seguito) sembrano confermare l’importanza degli impatti sul lavoro54. A livello individuale l’effetto è modesto, ma a livello aggregato l’impatto sulla produzione, e forse sulla crescita, può essere rile vante55. La teoria indica che la perdita di produttività nel settore lavorativo può essere aggravata dalle reazioni del mercato che si ripercuotono nega tivamente sull’occupazione56 e sulle attività produttive57. Gli investimenti finalizzati al controllo delle condizioni climatiche degli ambienti lavorativi possono compensare in parte gli impatti sulla produttività, ma a costi notevoli, come per esempio quelli sostenuti per l’energia.
Fornitura e domanda di energia
Esiste un legame particolare tra clima ed energia. Il clima impatta direttamente i sistemi energetici – le ondate di calore innalzano bruscamente la domanda di energia, mettendone a dura prova i sistemi di fornitura e di distribuzione, che svolgono un ruolo cruciale anche nelle strategie adattative di raffreddamento e di riscaldamento, nei sistemi d’irrigazione e negli scambi commerciali. Il consumo energetico è anche la causa principale del cambiamento climatico di origine antropica.
La temperatura ha un effetto non lineare sulla domanda di energia e sia i nuclei familiari sia le imprese consumano grandi quantità di energia per gli ambienti interni a seconda delle condizioni meteorologiche e delle infrastrutture disponibili58.
La domanda energetica si riduce quasi ovunque quando le temperature scendono e aumenta notevolmente quando salgono, formando una curva a U59. Gli investimenti nelle nuove infrastrutture ad alta intensità energetica, come i sistemi di riscaldamento, potrebbero subire variazioni minori con l’adozione di tecnologie avanzate da parte delle famiglie e delle imprese. I dati raccolti negli Stati Uniti60, in Messico61 e in Cina62 indicano che la domanda di energia elettrica durante le ondate di calore aumenta più rapidamente nelle località caratterizzate da temperature calde, presumibilmente per la presenza di un numero maggiore di edifici dotati di impianti di aria condizionata che vengono attivati contemporaneamente. Secondo i modelli ingegneristici e la semplice termodinamica, i sistemi di fornitura e di distribuzione dell’energia elettrica perdono efficienza quando le temperature sono elevate63, ma la valutazione empirica di questo effetto è resa difficile dalla fluttuazione della domanda. L’evidenza raccolta indica che la temperatura delle acque fluviali può influire sui prezzi dell’energia elettrica64, la possibilità d’utilizzo dell’energia nucleare può diminuire con le alte temperature65 e i periodi di siccità possono indurre a cambiare la fonte di energia, spostando il consumo da quella idrica a quella prodotta dai combustibili ad alto contenuto di carbonio66, ma, per non cadere nella generalizzazione occorre cautela nell’interpretazione dei dati. Le proiezioni relative al cambiamento climatico indicano che la domanda energetica crescerà nonostante la riduzione del numero di giorni di accensione del riscaldamento. L’impatto delle ondate di calore aumenterà la diffusione dell’aria condizionata, e l’innalzamento delle temperature comporterà anche maggiori investimenti tecnologici. Tali investimenti potrebbero influire sui prezzi energetici facendo salire la domanda67, ma per una pianificazione dei consumi energetici a lungo termine è tuttavia necessaria una comprensione più approfondita di questi fenomeni.
Commercio
L’economia globale si presenta oggi come una struttura in cui sia i luoghi di residenza delle popolazioni sia i siti di produzione economica sono determinati dai mercati, all’interno dei quali avvengono gli scambi commerciali, e dai fattori che ne determinano la produttività. L’impatto del clima sulla migrazione può essere interpretato come una riallocazione dell’occupazione tra questi luoghi in risposta al mutamento delle condizioni economiche descritte qui di seguito.
Inoltre, vista la distribuzione delle popolazioni nei diversi luoghi, il clima potrebbe influire anche sulle modalità con cui le popolazioni effettuano i propri scambi commerciali. La direzione dei venti e le correnti oceaniche, per esempio, hanno avuto un impatto importante nella storia del commercio per il loro effetto sul costo delle spedizioni effettuate su rotte diverse68.
Le temperature eccessivamente alte riducono la produttività e, di conseguenza, la quantità di prodotti esportati, sia nel settore agricolo69 sia nel manifatturiero70, mentre i cicloni abbassano il reddito nazionale e tendono a ridurre le importazioni71.
Nei grandi network commerciali, la distribuzione delle condizioni climatiche nello spazio può influire sui prezzi di mercato72, determinando teoricamente i luoghi delle varie attività economiche73 e impattando sui costi di fornitura e sulla domanda. Queste riallocazioni nel tempo e nello spazio possono, negli anni, mitigare i danni diretti del clima.
Durante le ondate di calore, per esempio, i turni di lavoro possono essere spostati nelle ore meno calde della giornata, la creazione di riserve d’acqua riduce la dipendenza della produttività agricola dalle precipitazioni, nei periodi più caldi la mano d’opera non qualificata può essere spostata dal settore agricolo a quello manifatturiero e la creazione di depositi di grano può essere utile per ridistribuire i profitti delle imprese agricole, indipendentemente dagli impatti climatici.
Questi aggiustamenti potrebbero avere, tuttavia, un’efficacia limitata: l’evidenza storica indica che la sostituzione intertemporale è minima nei redditi aggregati e nei danni provocati dai cicloni e che in futuro un periodo prolungato di condizioni estreme potrebbe rendere più complesso il processo di redistribuzione. Anche la riallocazione nello spazio potrebbe risultare più difficile in futuro – i risultati delle attuali simulazioni non sono concordi sul fatto che un adeguamento degli scambi commerciali possa bilanciare o amplificare i costi sociali complessivi74.
Lo studio dei pattern sostitutivi nel tempo e nello spazio è quindi un’area importante per la ricerca futura.
Effetti sull’economia
Un approccio alternativo top down, anziché analizzare le risposte al clima a livello individuale o di settore, valuta la risposta alle condizioni climatiche della macro-economia nel suo insieme. Questa valutazione viene generalmente effettuata attraverso l’analisi delle entrate totali o del prodotto interno lordo (PIL) pro capite. Studi recenti hanno dimostrato che il basso livello di precipitazioni abbassa considerevolmente il reddito nazionale in Africa75, l’ENSO (El Niño Southern Oscillation)76 provoca un andamento altalenante del reddito agricolo globale nei Paesi tropicali e in quelli con i climi temperati77, i cicloni tropicali abbassano il PIL per circa quindici anni proporzionalmente all’intensità del fenomeno, mentre le temperature hanno un effetto non lineare sulla produzione economica tale da determinare il massimo livello di output attorno ai 13°C. Gli effetti generalmente lineari dei cicloni e quelli non lineari delle temperature a livello macro sono in linea con la struttura degli effetti misurati nelle analisi a livello micro78.
È importante soffermarsi sulla persistenza di queste perdite di PIL, perché il loro accumulo potrebbe indurre riduzioni importanti sul lungo periodo. Questo potrebbe avvenire se gli eventi climatici compromettessero la propensione all’investimento o favorissero il deprezzamento del capitale79. I dati esistenti e la metodologia utilizzata non hanno permesso di definire l’entità complessiva di questi impatti80, ma gli effetti della temperatura e dei cicloni potrebbero avere una validità globale in quanto misurati nei sottogruppi di dati raccolti in tutto il mondo, sia nei Paesi poveri sia in quelli ricchi81. Le prime analisi erano focalizzate sugli effetti generalmente negativi sul PIL dei Paesi poveri, sebbene studi più recenti abbiano evidenziato risultati simili nei Paesi ricchi. Questo fatto – unito alla scoperta che negli Stati Uniti gli effetti della temperatura sul reddito sono rimasti essenzialmente immutati dal 1960 al 2010 e che il riscaldamento graduale delle temperature produce effetti identici a quelli del riscaldamento di breve durata82 – porta alla conclusione che, a livello macro, non sono state messe in atto strategie efficaci di adattamento alla temperatura. In contesti diversi, quando le temperature superano i livelli ottimali, a ogni aumento di 1oC corrisponde un abbassamento della produzione economica dell’1-1,7%. L’unico risultato che conferma un adattamento efficace a livello macro è quello rilevato nei Paesi esposti ai cicloni, dove le perdite di PIL (per ciclone) sono molto inferiori a quelle osservate nei Paesi dove i cicloni non sono frequenti.
Interazioni sociali
Donne e bambine
L’impatto negativo del clima sulle condizioni economiche può mutare gli equilibri nelle relazioni interpersonali che, spesso basate sul genere, possono avere conseguenze diverse sulle donne e sulle bambine. Nell’Africa Sub-Sahariana, per esempio, i dati raccolti indicano che le donne che subiscono delle perdite di reddito nei periodi di siccità si prestano a relazioni di «scambio» che aumentano le probabilità di infezione da HIV83; nelle Filippine, le neonate concepite dopo un ciclone tropicale hanno un elevato rischio di mortalità, specialmente se hanno fratelli maggiori, e in Indonesia, le bambine nate nei periodi di siccità hanno un livello di scolarizzazione inferiore e uno stato di salute più precario nel lungo periodo, perché le risorse familiari ridotte sono spesso investite sui maschi.
Violenza e aggressioni interpersonali
I dati raccolti in contesti diversi indicano che gli atti di violenza interpersonali salgono parallelamente alle temperature e all’abbassamento delle precipitazioni84. Questi atti si manifestano in gesti aggressivi di lieve entità, come suonare il clacson85, mostrare comportamenti antisociali nei confron ti dei funzionari pubblici, usare un linguaggio scurrile nei social-network86, ma possono anche sfociare in episodi di violenza, come i comportamenti ritorsivi in ambito sportivo87 e i crimini (stupri, omicidi, furti e aggressioni88). L’effetto della temperatura è lineare e pressoché immediato, facendo presumere l’esistenza di un meccanismo fisiologico89. Gli effetti delle precipitazioni sulla violenza interpersonale sono rilevabili in particolare nei contesti agricoli poveri, come l’India rurale90 e la Tanzania91, a conferma del fatto che il fattore scatenante potrebbe essere dato dai danni subiti dai raccolti.
Violenza tra gruppi
Le condizioni climatiche influenzano anche i rapporti tra gruppi, modifi cando il rischio di conflitti su vasta scala. Le basse temperature durante le epoche fredde, come l’Europa feudale o il periodo delle dinastie in Cina92, o i periodi di basse precipitazioni93, hanno generato instabilità e disordini – probabilmente imputabili alla scarsità dei raccolti. Nell’età moderna, caratterizzata da temperature più elevate, il caldo aggrava la violenza collettiva in contesti diversi, come per esempio le rivolte in India94, l’occupazione delle terre in Brasile e l’escalation della guerra civile in Somalia95.
Questo rapporto lineare, con un incremento della violenza di circa l’11% per deviazione standard della temperatura, evidenzia un meccanismo di adattamento con l’aumento dei redditi, ma il processo che lo determina è sconosciuto. Le precipitazioni estreme, così come El Niño96, aumentano anche la conflittualità tra gruppi nei contesti agricoli97.
Collasso delle istituzioni e dello Stato
Un evento climatico grave può indurre il collasso delle istituzioni governative. La rimozione forzata dei governanti98 è collegabile alle variazioni climatiche, ma attribuire al clima il declino di una società è più difficile, essendo inferiore il numero di questi eventi. Ciò nonostante, esistono numerosi casi storici significativi, come il collasso degli imperi di Akkad, Maya e Khmer99, i cambiamenti dinastici in Cina100 e importanti transizioni in Europa101.
Effetti demografici
Migrazione
La mobilità umana è probabilmente un’importante strategia adattativa ai cambiamenti climatici, ma è un processo di difficile definizione, perché il clima sembra agire in due opposte direzioni.
La migrazione è motivata dal bisogno di sicurezza e dalle difficoltà economiche, condizione quest’ultima che riduce le risorse necessarie alle famiglie per migrare102. Gli effetti sono diversi e in contrasto tra loro: per esempio, quando le temperature salgono a livelli tali da danneggiare i raccolti e ridurre il tasso di umidità, possono aumentare l’urbanizzazione e le migrazioni dalle zone agricole103, ma in Messico si è osservato che i lavoratori dei settori non agricoli si spostano più rapidamente dei braccianti in risposta ai cambiamenti della temperatura104, mentre in alcuni dei Paesi più poveri la migrazione non avviene.
In Africa, i flussi migratori dai contesti urbani verso l’estero sembrano variare in funzione delle condizioni del tempo105, ma le migrazioni dal Messico verso gli Stati Uniti non subiscono variazioni conseguenti alle ondate di caldo106. Le catastrofi naturali che riducono i redditi, come gli uragani e le inondazioni, sembrano avere un impatto limitato sui flussi migratori complessivi nei contesti a basso reddito107 e negli Stati Uniti provocano spostamenti sia in ingresso sia in uscita108. Gli effetti complessivi degli eventi climatici a vasto raggio non sono ancora chiari e richiedono ulteriori ricerche.
Struttura e crescita della popolazione
Poiché gli eventi climatici hanno effetti diversi sui sottogruppi di una stessa popolazione, come le donne o i poveri, si ritiene che un’esposizione ripetuta della popolazione a tali eventi possa indurre una graduale distorsione della struttura demografica. Si è scoperto recentemente, per esempio, che i feti di sesso maschile hanno minori probabilità di sopravvivenza agli eventi climatici gravi, come le ondate di calore, determinando un picco di nascite femminili negli anni successivi al verificarsi di tali fenomeni atmosferici109.
Le distorsioni demografiche possono avvenire anche attraverso meccanismi diversi dalla mortalità, come la migrazione degli anziani benestanti che abbandonano le zone degli Stati Uniti colpite dai cicloni per lasciare il posto a popolazioni più giovani con redditi inferiori[notaT. Deryugina, The Role of Transfer Payments in Mitigating Shocks: Evidence from the Impact of Hur ricanes, 2013 (disponibile on line all’indirizzo https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_ id=2314663). [/nota]. Questi singoli effetti, apparentemente di piccola entità, potrebbero diventare rilevanti con l’esposizione ripetuta ai fenomeni climatici descritti, ma l’effetto complessivo del clima sull’equilibrio demografico non è ancora conosciuto. Nuove scoperte indicano che l’aumento demografico complessivo potrebbe essere influenzato direttamente dal clima attraverso un’alterazione del comporta mento sessuale o della fertilità. I tassi di natalità sono insolitamente bassi nove mesi dopo i periodi di caldo estremo sia nell’Africa Sub-Sahariana sia negli Stati Uniti110, ma è difficile isolare i meccanismi che generano questo effetto. Questi risultati potrebbero spiegare la stagionalità delle nascite nei diversi climi e le proiezioni per gli Stati Uniti indicano che il riscaldamento ridurrà la natalità del 3%.
Effetti presenti e futuri del clima
I risultati indicati sopra descrivono le risposte delle popolazioni ai singoli eventi climatici, ma non quelle a una sequenza e/o concomitanza di tali fenomeni. Tracciando una mappatura di eventi climatici multipli sulle funzioni dose-risposta raccolte empiricamente, è possibile ricostruire la distribuzione delle risposte previste dalle popolazioni a tali eventualità. Il confronto tra le risposte alle diverse climatologie permette di stimare gli effetti di primo ordine di qualsiasi cambiamento arbitrario del clima111. Teoricamente, disponendo d’informazioni sufficienti sui pattern di adattamento al clima, questi confronti potrebbero spiegare tutte le forme di adattamento osservate nel mondo reale anche se, nella quotidianità, queste tendono a essere di entità relativamente minore112.
Ciò avviene in parte perché le strategie di adattamento sono considerate di secondo ordine a livello matematico, in linea con l’osservazione che in numerosi contesti l’effetto dell’informazione è limitato113, in particolare una volta considerati i costi delle strategie adattative. Usando questo metodo per «ricostituire» le distribuzioni degli impatti climatici, gli studiosi iniziano a trovare risposte di primo ordine a tre domande che avevano motivato questo filone di ricerca: in quale misura il clima di oggi influisce sui risvolti economici e sociali nel mondo? E in quale misura ha influito il recente fenomeno del riscaldamento globale? Come prevediamo che le proiezioni del cambiamento climatico alterino gli esiti sociali?
Il clima attuale
Oggi il clima influisce in modo rilevante sulla società e sull’economia in generale. Si prevede, per esempio, che negli Stati Uniti le temperature ridurranno la resa dei raccolti di mais di circa il 48% rispetto alle condizioni di crescita ideali; il tasso medio di omicidi aumenterà ogni mese del 2% e i tassi delle aggressioni del 4% rispetto a quelli in condizioni climatiche più fresche114; i consumi energetici dei nuclei familiari aumenteranno del 29% e saliranno dell’11% i tassi netti di mortalità; la crescita del PIL scenderà di circa 1,7 punti percentuali l’anno. Le temperature contribuiscono al 29% dei conflitti civili nell’Africa Sub-Sahariana115 e nelle Filippine il 13% della mortalità infantile è attribuibile ai cicloni tropicali. A livello globale ENSO (El Niño Southern Oscillation) ha aumentato il tasso di conflittualità sociale del 21% in rapporto a condizioni costanti di bassa conflittualità, mentre le temperature riducono la crescita economica globale di circa 0,25 punti e i cicloni tropicali solo di 1,3 punti l’anno.
Il cambiamento climatico a oggi
Sono pochi gli studi sull’agricoltura che stimano l’effetto sociale dei recenti trend climatici antropici descritti sopra. La tabella 1, colonna 6, evidenzia che, rispetto a un clima immutato, i trend delle diverse variabili climatiche osservate alla fine del Ventesimo secolo hanno abbassato il tasso di crescita dei raccolti di riso nell’Asia meridionale fino allo 0,76% l’anno e hanno ridotto la produzione globale di mais e grano rispettivamente del 3,8% e del 5,5%, mentre si bilanciano gli incrementi e le riduzioni nella produzione di soia e riso a livello globale116. Sulla base dei calcoli eseguiti usando i dati ricavati da M. Burke e i suoi collaboratori117, si stima che, a partire dal 1980, il riscaldamento abbia rallentato la crescita globale media di 0,002 punti percentuali l’anno e aumentato l’incidenza dei conflitti civili nell’Africa Sub-Sahariana di circa l’11%.
Il cambiamento climatico futuro
Le proiezioni degli impatti dei cambiamenti climatici futuri in uno scenario business-as-usual118, rispetto a uno scenario di assenza di cambiamento climatico, indicano che tali impatti saranno più rilevanti di quelli già avvenuti a causa del riscaldamento globale e saranno confrontabili agli effetti indotti dal clima che osserviamo oggi in ambito sociale ed economico (tabella 1, colonna 7).
In Africa, per esempio, è probabile che entro il 2050 la resa delle coltivazioni di mais, sorgo, miglio e arachidi scenderà del 17- 22%; negli Stati Uniti le rese dei raccolti principali probabilmente si abbasseranno del 15-20% entro il 2050119 e del 63-82% entro il 2100. Le perdite previste, tuttavia, potrebbero essere comunque negative, ma più vicine al 15% grazie agli effetti della fertilizzazione da CO2. La proiezione delle stime indica che in Africa i conflitti armati potrebbero aumentare di circa il 50% entro il 2030, mentre negli Stati Uniti i crimini violenti potrebbero aumentare del 3% e i reati contro il patrimonio dell’1%. Si prevede che entro la fine del secolo il riscaldamento climatico aumenterà il tasso di mortalità negli Stati Uniti del 3-9% e il consumo di energia elettrica dell’11%. Si prevede che il tasso di crescita complessivo delle attività economiche produttive scenderà di circa 0,12 punti percentuali l’anno negli Stati Uniti e di 0,28 punti percentuali l’anno a livello mondiale nel corso del prossimo secolo a causa dell’aumento della temperatura, con la previsione di ulteriori perdite causate dai cicloni per complessivi 9,7 miliardi di dollari. Queste proiezioni d’impatto sono tutte costruite sulla base della serie storica delle risposte alle condizioni ambientali e l’impatto reale dei cambiamenti futuri potrebbe essere meno drammatico nel caso di un importante progresso delle tecnologie di adattamento. Al contrario, gli impatti futuri potrebbero essere peggiori di quelli descritti se le strategie adattative attuali, come l’irrigazione con l’acqua fossile, fossero insostenibili o se la società rispondesse in modo non lineare a modifiche delle condizioni ambientali diverse da quelle finora conosciute.
La sfida: comprendere i gap di adattamento
Le nuove valutazioni empiriche indicano che, nel complesso, le condizioni climatiche attuali hanno un notevole peso economico e sociale sulle popolazioni moderne e che il cambiamento climatico futuro l’aumenterà ulteriormente. Questi effetti potrebbero essere teoricamente evitati se le popolazioni si adattassero completamente, e senza costi, alle nuove dimensioni climatiche.
Le ragioni per cui ciò non è già avvenuto è una questione ancora aperta che, se risolta, potrebbe portare vantaggi importanti sia alle popolazioni presenti sia a quelle future. Il confronto dei risultati delle strategie adattative tra settori evidenzia esiti molto diversi: in alcuni casi l’adattamento appare notevolmente efficace nel minimizzare i danni, mentre in altri l’assenza di strategie adattative determina una situazione, apparentemente costosa, di gap di adattamento.
Le popolazioni regolarmente esposte ai cicloni, per esempio, subiscono danni notevolmente inferiori rispetto a quelle che non hanno ancora conosciuto questi fenomeni. Analogamente, nei climi caldi, la mortalità durante le ondate di calore è inferiore a quella osservata in popolazioni simili abituate a climi più freschi120 e la mortalità causata dalle alte temperature è diminuita con la diffusione dell’aria condizionata e di altre tecnologie.
Per contro, negli Stati Uniti, l’incidenza degli atti di violenza e la resa delle coltivazioni nelle località con climi caldi o freschi rispondono in modo quasi identico alla temperatura e la risposta alle variazioni di quest’ultima nel settore agricolo e in quello economico-produttivo è cambiata poco nel corso dei secoli, nonostante le presunte innovazioni e gli adattamenti al clima attuati dalle popolazioni in questo periodo. Su scala globale si ipotizza che le popolazioni ricche si adatteranno efficacemente ai cambiamenti climatici futuri perché dispongono di maggiori risorse, hanno accesso a una gamma più ampia di tecnologie e tendono ad avere governi più stabili121, ma i dati attuali indicano che l’attività economica complessiva nei Paesi ricchi risponde alla temperatura (in termini percentuali) in modo simile a quella nei Paesi poveri, sebbene l’evidenza indichi, in termini statisticamente non significativi, che il processo di adattamento dei Paesi ricchi sia lievemente più efficace. Con sorprendente incongruenza, sembra che per alcuni aspetti i Paesi ricchi si siano adattati meglio di quelli poveri ai cicloni tropicali e a ENSO. A oggi non è chiaro perché le popolazioni adottino strategie adattative adeguate per alcune dimensioni del cambiamento climatico, mentre siano totalmente impreparate ad affrontarne altri.
Un’analisi dei dati raccolti indica il ruolo importante svolto dai seguenti fattori: alti costi di adattamento, disponibilità di incentivi, limiti d’accesso ai finanziamenti per l’adattamento, scarsa razionalità nella pianificazione dei rischi futuri122, informazioni scorrette o limitate sui benefici dell’adattamento, incentivi politici inefficaci123 o istituzioni governative deboli124, vincoli nella condivisione dei rischi tra individui e gruppi125 e nell’accesso alle tecnologie.
Si noti tuttavia che i dati raccolti sono basati su associazioni trasversali e quindi puramente indicativi. Capire quando, dove e perché l’adattamento fallisca è importante per massimizzare gli importanti benefici sociali di oggi e del futuro.
La definizione delle politiche per affrontare il cambiamento climatico globale richiede pertanto un opportuno inserimento delle valutazioni del danno per prevedere le perdite sociali ed economiche indotte da diverse tipologie di cambiamento, dati essenziali che ora possono (e devono) essere adeguati al mondo reale.
La definizione di politiche efficaci ed eque per gestire questo fenomeno richiede una visione quantitativa di come investimenti fatti oggi potrebbero influire sulle possibilità economiche e sociali future.
Fonte/Testo originale: Tamma A. Carleton e Solomon M. Hsiang ‘Clima: impatti sociali ed economici’ – pubblicato su Equilibri, Fascicolo 2, dicembre 2018, Il Mulino.
Note
- Si definisce «evidenza aneddotica» una evidenza informale che tende a supportare una particolare teoria (NdT).
- R. Basu e J.M. Samet, Relation between Elevated Ambient Temperature and Mortality: A Review of the Epide miologic Evidence, in «Epidemiologic Review», vol. 24, 2002, pp. 190-202 (doi: 10.1093/epirev/mxf007; pmid: 12762092); O. Deschênes, Temperature, Human Health, and Adaptation: A Review of the Empirical Literature, in «Energy Economics», vol. 46, 2014, pp. 606-619 (doi: 10.1016/j.eneco.2013.10.013).
- O. Deschênes e E. Moretti, Extreme Weather Events, Mortality and Migration, in «Review of Economics and Statistics», vol. 91, 2009, pp. 659-681 (doi: 10.1162/rest.91.4.659).
- A. Barreca, K. Clay, O. Deschênes, M. Greenstone e J.S. Shapiro, Adapting to Climate Change: The Remarkable Decline in the US Temperature-Mortality Relationship over the 20th Century, in «Journal of Politi cal Economy», vol. 124, pp. 105-159 (doi: 10.1086/684582).
- Y. Guo et al., Global Variation in the Effects of Ambient Temperature on Mortality: A Systematic Evaluation, in «Epidemiology», vol. 25, 2014, pp. 781-789 (doi: 10.1097/EDE.0000000000000165; pmid: 25166878).
- T. Houser et al., American Climate Prospectus: Economic Risks in the United States (2015), New York, Rhodium Group, 2015.
- O. Deschênes e M. Greenstone, Climate Change, Mortality, and Adaptation: Evidence from Annual Fluctuations in Weather in the US, in «American Economic Journal: Applied Economics», vol. 3, 2011, pp. 152-185 (doi: 10.1257/app.3.4.152).
- A.I. Barreca, Climate Change, Humidity, and Mortality in the United States, in «Journal of Environmental Economics and Management», vol. 63, 2012, pp. 19-34 (doi: 10.1016/j.jeem.2011.07.004; pmid: 25328254).
- S.M. Hsiang e D. Narita, Adaptation to Cyclone Risk: Evidence from the Global Cross-Section, in «Climate Change Economics», vol. 3, 2012 (doi: 10.1142/S201000781250011X).
- J.K. Anttila-Hughes e S.M. Hsiang, Destruction, Disinvestment, and Death: Economic and Human Losses Following Environmental Disaster, Working Paper, 2012 (https://papers.ssrn.com/abstract_ id=2220501).
- M. Kudamatsu, T. Persson e D. Strömberg, Weather and Infant Mortality in Africa, Working Paper, 2012.
- S. Hajat et al., Extreme Weather Events and Public Health Responses, in «Epidemiology», vol. 16, 2005, pp. 613-620 (doi: 10.1097/01.ede.0000164559.41092.2a)
- N.R. Ziebarth, M. Schmitt e M. Karlsson, The Short-Term Population Health Effects of Weather and Pollution, Working Paper, 2014 (https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2377611); R.S. Kovats, S. Hajat e P. Wilkinson, Contrasting Patterns of Mortality and Hospital Admissions during Hot Weather and Heat Waves in Greater London, in «Occupational and Environmental Medicine», vol. 61, 2004, pp. 893-898 (doi: 10.1136/oem.2003.012047; pmid: 15477282).
- M.S. O’Neill, S. Hajat, A. Zanobetti, M. Ramirez-Aguilar e J. Schwartz, Impact of Control for Air Pollution and Respiratory Epidemics on the Estimated Associations of Temperature and Daily Mortality, in «International Journal of Biometeorology», vol. 50, 2005, pp. 121-129 (doi: 10.1007/s00484-005- 0269-z;pmid: 15912362).
- A.I. Barreca e J.P. Shimshack, Absolute Humidity, Temperature, and Influenza Mortality: 30 Years of Countylevel Evidence from the United States, in «American Journal of Epidemiology», vol. 176 (suppl. 7), 2012, pp. S114-S122 (doi: 10.1093/aje/kws259; pmid: 23035135).
- World Health Organization, A Global Brief on Vector-Borne Diseases, Technical Report, World Health Organization, 2014.
- M.H. Craig, R.W. Snow e D. le Sueur, A Climate-Based Distribution Model of Malaria Transmission in Sub-Saharan Africa, in «Parasitology Today», vol. 15, 1999, pp. 105-111 (doi: 10.1016/S0169- 4758(99)01396-4; pmid: 10322323).
- G. Zhou, N. Minakawa, A.K. Githeko e G. Yan, Association between Climate Variability and Malaria Epidemics in the East African Highlands, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 101, 2004, pp. 2375-2380 (doi: 10.1073/pnas.0308714100; pmid: 14983017).
- S. Bhatt et al., The Global Distribution and Burden of Dengue, in «Nature», vol. 496, 2013, pp. 504- 507 (doi: 10.1038/nature12060; pmid: 23563266).
- A.I. Barreca, The Long-Term Economic Impact of in Utero and Postnatal Exposure to Malaria, in «Journal of Human Resources» vol. 45, 2010, pp. 865-892 (doi: 10.3368/jhr.45.4.865).
- G.C. McCord, Malaria Ecology and Cimate Change, in «European Physical Journal Special Top ics», vol. 225, n. 3, 2016, pp. 459-470.
- J. Small, S.J. Goetz e S.I. Hay, Climatic Suitability for Malaria Transmission in Africa, 1911-1995, «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», n. 100, 2003, pp. 15341-15345 (doi: 10.1073/pnas.2236969100; pmid: 14663146).
- P.W. Gething et al., Climate Change and the Global Malaria Recession, in «Nature», vol. 465, 2010, pp. 342-345 (doi: 10.1038/nature09098; pmid: 20485434).
- D. Almond e J. Currie, Killing Me Softly: The Fetal Origins Hypothesis, in «Journal of Economics Perspectives», n. 25, 2011, pp. 153-172 (doi: 10.1257/jep.25.3.153; pmid: 25152565).
- O. Deschênes, M. Greenstone e J. Guryan, Climate Change and Birth Weight, in «American Economic Review», vol. 99, 2009, pp. 211-217 (doi: 10.1257/aer.99.2.211).
- J. Currie e M. Rossin-Slater, Weathering the Storm: Hurricanes and Birth Outcomes, in «Journal of Health Economics», n. 32, 2013, pp. 487-503 (doi: 10.1016/j.jhealeco.2013.01.004; pmid: 23500506).
- J. Wilde, B. Apouey e T. Jung, Heat Waves at Conception and Later Life Outcomes, Working Paper, 2014 (disponibile online all’indirizzo https://economics.usf.edu/PDF/Wilde_Apouey_Jung_Heat WavesConception.pdf).
- A. Isen, M. Rossin-Slater e R. Walker, Heat and Long-Run Human Capital Formation, Working Paper, 2015 (www.iza.org/conference_files/environ_2015/rossin-slater_m7513.pdf).
- R.M. Fishman, More Uneven Distributions Overturn Benefits of Higher Precipitation for Crop Yields, in «Environmental Research Letters», vol. 11, n. 2, 2016.
- S. Maccini e D. Yang, Under the Weather: Health, Schooling, and Economic Consequences of Early-Life Rainfall, in «American Economic Review», vol. 99, 2009, pp. 1006-1026 (doi: 10.1257/aer.99.3.1006).
- J. Hoddinott e B. Kinsey, Child Growth in the Time of Drought, in «Oxford Bulletin of Economics and Statistics», vol. 63, 2001, pp. 409-436 (doi: 10.1111/1468-0084.t01-1-00227); H. Alderman, J. Hoddinott e B. Kinsey, Long Term Consequences of Early Childhood Malnutrition, in «Oxford Economic Papers», vol. 58, 2006, pp. 450-474 (doi: 10.1093/oep/gpl008).
- M. Auffhammer e W. Schlenker, Empirical Studies on Agricultural Impacts and Adaptation, in «Energy Economics», vol. 46, 2014, pp. 555-561 (doi: 10.1016/j.eneco.2014.09.010).
- W. Schlenker e M. J. Roberts, Nonlinear Temperature Effects Indicate Severe Damages to US Crop Yields under Climate Change, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», n. 106, 2009, pp. 15594-15598 (doi: 10.1073/pnas.0906865106; pmid: 19717432); D.B. Lobell e M.B. Burke, Why Are Agricultural Impacts of Climate Change So Uncertain? The Importance of Temperature Relative to Precipitation, in «Environmental Research Letters», n. 3, 2008, 034007 (doi: 10.1088/1748-9326/3/3/034007); W. Schlenker, W.M. Hanemann e A.C. Fisher, Will US Agriculture Really Benefit from Global Warming? Accounting for Irrigation in the Hedonic Approach, in «American Eco nomic Review», vol. 95, 2005, pp. 395-406 (doi: 10.1257/0002828053828455); M. Auffhammer, V. Ramanathan e J.R. Vincent, Climate Change, the Monsoon, and Rice Yield in India, in «Climate Change», vol. 111, 2012, pp. 411-424 (doi: 10.1007/s10584-011-0208-4).
- W. Schlenker e D. Lobell, Robust Negative Impacts of Climate Change on African Agriculture, in «En vironmental Research Letters», vol. 5, 2010 (doi: 10.1088/1748-9326/5/1/014010); D. Lobel e C. Field, Global Scale Climate-Crop Yeld Relationships and the Impacts of Recent Warming, in «Environmental Research Letters», n. 2, 2007.
- J.R. Welch et al., Rice Yields in Tropical/Subtropical Asia Exhibit Large but Opposing Sensitivities to Minimum and Maximum Temperatures, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 107, 2010, pp. 14562-14567 (doi: 10.1073/pnas.1001222107; pmid: 20696908).
- R. Guiteras, The Impact of Climate Change on Indian Agriculture, University of Maryland, College Park, Working Paper, 2009.
- R.M. Fishman, Climate Change, Rainfall Variability, and Adaptation Through Irrigation: Evidence from Indian Agriculture, Working Paper, 2011; E. Duflo e R. Pande, Dams, in «Quarterly Journal of Econom ics», vol. 122, 2007, pp. 601-646 (doi: 10.1162/qjec.122.2.601).
- A. Wineman e B. Mulenga, Sensitivity of Field Crops to Climate Shocks in Zambia, Working Paper, n. 18, 2014 (disponibile online all’indirizzo https://fsg.afre.msu.edu/climate_change/Crop_yield_and_weather_in_Zambia_August_16,_2014.pdf); D.B. Lobell et al., Prioritizing Climate Change Adap tation Needs for Food Security in 2030, in «Science», vol. 319, 2008, pp. 607-610 (doi: 10.1126/sci ence.1152339; pmid: 18239122).
- G. André, B. Engel, P.B. Berentsen, T.V. Vellinga e A.G.J.M. Oude Lansink, Quantifying the Effect of Heat Stress on Daily Milk Yield and Monitoring Dynamic Changes Using an Adaptive Dynamic Model, in «Journal of Dairy Science», vol. 94, 2011, pp. 4502-4513 (doi: 10.3168/jds.2010-4139; pmid: 21854922); J. Bryant, N. López-Villalobos, J.E. Pryce, C.W. Holmes e D.L. Johnson, Quantifying the Effect of Thermal Environment on Production Traits in Three Breeds of Dairy Cattle in New Zealand, in «New Zealand Journal of Agricultural Research», vol. 50, 2007, pp. 327-338 (doi: 10.1080/00288230709510301); N. Key, S. Sneeringer e D. Marquardt, Climate Change, Heat Stress, and US Dairy Production, USDA-ERS Economic Research Report, 2014.
- J. Amundson, T. Mader, R. Rasby e Q. Hu, Environmental Effects on Pregnancy Rate in Beef Cattle, in «Journal of Animal Science», 2006, vol. 84, pp. 3415-3420.
- W. Schlenker, M.J. Roberts e D.B. Lobell, US Maize Adaptability, in «Nature Climate Change», n. 3, 2013, pp. 690-691 (doi: 10.1038/nclimate1959).
- L’espressione Dust Bowl indica una serie di tempeste di polvere che colpirono alcune zone degli Stati Uniti durante gli anni Trenta del secolo scorso (NdT).
- R. Hornbeck, The Enduring Impact of the American Dust Bowl: Short and Long-Run Adjustments to Environmental Catastrophe, in «American Economic Review», vol. 102, 2012, pp. 1477-1507 (doi: 10.1257/aer.102.4.1477).
- A.L. Olmstead e P.W. Rhode, Adapting North American Wheat Production to Climatic Challenges, 1839-2009, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 108, 2011, pp. 480-485 (doi: 10.1073/pnas.1008279108; pmid: 21187376); A.L. Olmstead e P.W. Rhode, The Economics of Climate Change: Adaptations Past and Present, Chicago, University of Chicago Press, 2011, pp. 169-194.
- R. Sutch, The Economics of Climate Change: Adaptations Past and Present, Chicago, University of Chicago Press, 2011, pp. 195-223.
- F. Annan e W. Schlenker, Federal Crop Insurance and the Disincentive to Adapt to Extreme Heat, in «American Economic Review», vol. 105, 2015, pp. 262-266 (doi: 10.1257/aer.p20151031).
- S.M. Hsiang, Temperatures and Cyclones Strongly Associated with Economic Production in the Caribbean and Central America, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 107, 2010, pp. 15367-15372 (doi: 10.1073/pnas.1009510107; pmid: 20713696).
- G. Heal e J. Park, Goldilocks Economies? Temperature Stress and the Direct Impacts of Climate Change, NBER Working Paper n. 21119, 2015.
- O. Seppanen, W.J. Fisk e Q. Lei, Room Temperature and Productivity in Office Work, Berkeley Law rence Berkeley National Laboratory, 2006.
- J.S. Graff Zivin, S.M. Hsiang e M.J. Neidell, Temperature and Human Capital in the Short- and Long Run, NBER Working Paper, n. 21157, 2015.
- J. Graff Zivin e M. Neidell, Temperature and the Allocation of Time: Implications for Climate Change, in «Journal of Labor Economics», vol. 32, 2014, pp. 1-26 (doi: 10.1086/671766).
- E. Somanathan, R. Somanathan, A. Sudarshan e M. Tewari, The Impact of Temperature on Pro ductivity and Labor Supply: Evidence from Indian Manufacturing, Working Paper, 2015 (disponibile online all’indirizzo https://www.isid.ac.in/~pu/dispapers/dp14-10.pdf).
- J. Colmer, Weather, Labour Reallocation, and Industrial Production: Evidence from In dia, Working Paper, 2016 (disponibile online all’indirizzo https://drive.google.com/file/ d/0BBakBtoHwF8UjNtU3ZONmdjOTA/view).
- T. Deryugina e S.M. Hsiang, Does the Environment Still Matter? Daily Temperature and Income in the United States, NBER Working Paper, n. 20750, 2014 (disponibile online all’indirizzo https://www. nber.org/papers/w20750.pdf.).
- M. Burke, S.M. Hsiang e E. Miguel, Global Non-Linear Effect of Temperature on Economic Production, in «Nature», vol. 527, 2015, pp. 235-239 (doi: 10.1038/nature15725; pmid: 26503051).
- G. Heal e J. Park, Feeling the Heat: Temperature, Physiology and the Wealth of Nations, NBER Work ing Paper, n. 19725, 2013.
- L. Wenz e A. Levermann, Enhanced Economic Connectivity to Foster Heat Stress-Related Losses, in «Science Advances», vol. 2, 2016, e1501026 (pmid: 27386555).
- M. Auffhammer e E.T. Mansur, Measuring Climatic Impacts on Energy Consumption: A Review of the Empirical Literature, in «Energy Economics», vol. 46, 2014, pp. 522-530 (doi: 10.1016/j.ene co.2014.04.017).
- M. Auffhammer e A. Aroonruengsawat, Simulating the Impacts of Climate Change, Prices and Popu lation on California’s Residential Electricity Consumption, in «Climatic Change», vol. 109, 2011, pp. 191- 210 (doi: 10.1007/s10584-011-0299-y).
- D.J. Sailor e A. Pavlova, Air Conditioning Market Saturation and Long-Term Response of Residential Cooling Energy Demand to Climate Change, in «Energy», vol. 28, 2003, pp. 941-951 (doi: 10.1016/ S0360-5442(03)00033-1).
- L.W. Davis e P.J. Gertler, Contribution of Air Conditioning Adoption to Future Energy Use under Global Warming, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 112, 2015, pp. 5962-5967 (doi: 10.1073/pnas.1423558112; pmid: 25918391).
- M. Auffhammer, Cooling China: The Weather Dependence of Air Conditioner Adoption, in «Frontiers of Economics in China», vol. 9, 2014, pp. 70-84.
- W.S. Jaglom et al., Assessment of Projected Temperature Impacts from Climate Change on the US Electric Power Sector Using the Integrated Planning Model, in «Energy Policy», vol. 73, 2014, pp. 524-539 (doi: 10.1016/j.enpol.2014.04.032).
- G.R. McDermott e Ø.A. Nilsen, Electricity Prices, River Temperatures, and Cooling Water Scarcity, in «Land Economics», vol. 90, 2014, pp. 131-148 (doi: 10.3368/le.90.1.131).
- K. Linnerud, T.K. Mideksa e G.S. Eskeland, The Impact of Climate Change on Nuclear Power Supply, in «Energy Journal», vol. 32, n. 1, 2011 (doi: 10.5547/ISSN0195-6574-EJ-Vol32-No1-6).
- J.R. Muñoz e D.J. Sailor, A Modelling Methodology for Assessing the Impact of Climate Variability and Climatic Change on Hydroelectric Generation, in «Energy Conversion Management», vol. 39, 1998, pp. 1459-1469 (doi: 10.1016/S0196-8904(98)00017-X).
- Ibidem
- J. Feyrer e B. Sacerdote, Colonialism and Modern Income: Islands As Natural Experiments, in «Review of Economics and Statistics», vol. 91, 2009, pp. 245-262 (doi: 10.1162/rest.91.2.245).
- M.J. Roberts e W. Schlenker, Identifying Supply and Demand Elasticities of Agricultural Commodities: Implications for the US Ethanol Mandate, in «American Economic Review», vol. 103, 2013, pp. 2265- 2295 (doi: 10.1257/aer.103.6.2265).
- B. Jones e B. Olken, Climate Shocks and Exports, in «American Economic Review Papers Proceed ings», vol. 100, 2010, pp. 454-459 (doi: 10.1257/aer.100.2.454).
- S.M. Hsiang e A.S. Jina, The Causal Effect of Environmental Catastrophe on Long-Run Economic Growth: Evidence from 6,700 Cyclones, NBER Working Paper, n. 20352, 2014.
- H. Kazianga e C. Udry, Consumption Smoothing? Livestock, Insurance and Drought in Rural Burkina Faso, in «Journal of Development Economics», vol. 79, 2006, pp. 413-446 (doi: 10.1016/j.jdeve co.2006.01.011).
- K. Desmet e E. Rossi-Hansberg, On the Spatial Economic Impact of Global Warming, in «Journal of Urban Economics», n. 88, 2015, pp. 16-37 (doi: 10.1016/j.jue.2015.04.004).
- A. Costinot, D. Donaldson e C. Smith, Evolving Comparative Advantage and the Impact of Climate Change in Agricultural Markets: Evidence from 1.7 Million Fields Around The World, in «Journal of Political Economy», vol. 127, 2016.
- E. Miguel, S. Satyanath e E. Sergenti, Economic Shocks and Civil Conflict: An Instrumental Variables Approach, in «Journal of Political Economy», vol. 112, 2004, pp. 725-753 (doi: 10.1086/421174).
- In climatologia El Niño-Oscillazione Meridionale, conosciuto anche con la sigla ENSO (El Niño-Southern Oscillation), è un fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale (America Latina) nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni cinque anni, con un periodo statisticamente variabile fra i tre e i sette anni (NdT).
- S.M. Hsiang e K.C. Meng, Tropical Economics, in «American Economic Review», vol. 105, 2015, pp. 257-261 (doi: 10.1257/aer.p20151030).
- R. Colacito, B. Hoffmann e T. Phan, Temperatures and Growth: A Panel Analysis of the United States, Working Paper, 2014 (disponibile online all’indirizzo https://papers.ssrn.com/sol3/papers. cfm?abstract_id=2546456).
- S.M. Hsiang e A.S. Jina, Geography, Depreciation, and Growth, in «American Economic Review», vol. 105, 2015, pp. 252-256 (doi: 10.1257/aer.p20151029).
- M. Dell, B.F. Jones e B.A. Olken, Temperature Shocks and Economic Growth: Evidence from the Last Half Century, in «American Economic Journal of Macroeconomics», vol. 4, 2012, pp. 66-95 (doi: 10.1257/mac.4.3.66).
- P. Zhang, J. Zhang, O. Deschênes e K. Meng, Temperature Effects on Productivity and Factor Reallo cation: Evidence from a Half Million Chinese Manufacturing Plants, Working Paper, 2016 (disponibile online all’indirizzo https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2654406).
- M. Dell, B.F. Jones e B.A. Olken, Temperature Shocks and Economic Growth…, cit.
- M. Burke, E. Gong e K. Jones, Income Shocks and HIV in Africa, in «Economic Journal», vol. 125, 2015, pp. 1157-1189 (doi: 10.1111/ecoj.12149).
- S.M. Hsiang, M. Burke e E. Miguel, Quantifying the Influence of Climate on Human Conflict, in «Science», vol. 341, 2013 (doi: 10.1126/science.1235367; pmid: 24031020).
- D.T. Kenrick e S.W. Macfarlane, Ambient Temperature and Horn Honking: A Field Study of the Heat/Aggression Relationship, in «Environment and Behavior», vol. 18, 1986, pp. 179-191 (doi: 10.1177/0013916586182002).
- P. Baylis, Temperature and Temperament: Evidence from a Billion Tweets, Working Paper, 2015 (dis ponibile online all’indirizzo https://ei.haas.berkeley.edu/research/papers/WP265.pdf).
- R.P. Larrick, T.A. Timmerman, A.M. Carton e J. Abrevaya, Temper, Temperature, and Tempta tion: Heat-Related Retaliation in Baseball, in «Psychological Science», vol. 22, 2011, pp. 423-428 (doi: 10.1177/0956797611399292; pmid: 21350182).
- M. Ranson, Crime, Weather, and Climate Change, in «Journal of Environmental Economics and Management», vol. 67, 2014, pp. 274-302 (doi: 10.1016/j.jeem.2013.11.008).
- S.F. Morrison, K. Nakamura e C.J. Madden, Central Control of Thermogenesis in Mammals, in «Experimental Physiology», vol. 93, 2008, pp. 773-797 (doi: 10.1113/expphysiol.2007.041848; pmid: 18469069).
- D. Blakeslee e R. Fishman, Rainfall Shocks and Property Crimes in Agrarian Societies: Evidence from India, Working Paper, 2015.
- E. Miguel, Poverty and Witch Killing, in «Review of Economic Studies», vol. 72, 2005, pp. 1153- 1172 (doi: 10.1111/0034-6527.00365).
- D. Zhang et al., Clim. Chang., Wars and Dynastic Cycles in China over the Last Millennium, in «Cli matic Change», 2006.
- R. Jia, Weather Shocks, Sweet Potatoes and Peasant Revolts in Historical China, in «The Economic Journal», vol. 124, 2013, pp. 92-118 (doi: 10.1111/ecoj.12037).
- T. Fetzer, Can Workfare Programs Moderate Violence? Evidence from India, Working Paper, 2014 (disponibile on line all’indirizzo https://sticerd.lse.ac.uk/dps/eopp/eopp53.pdf).
- J. Maystadt e O. Ecker, Extreme Weather and Civil War in Somalia: Does Drought Fuel Conflict in So malia Through Livestock Price Shocks?, in «American Journal of Agricultural Economics», vol. 96, 2014, pp. 1157-1182 (doi: 10.1093/ajae/aau010).
- S.M. Hsiang, K.C. Meng e M.A. Cane, Civil Conflicts Are Associated with the Global Climate, in «Nature», vol. 476, 2011, pp. 438-444 (doi: 10.1038/nature10311; pmid: 21866157).
- M. Harari e E. La Ferrara, Conflict, Climate and Cells: A Disaggregated Analysis, Working Paper, 2013 (disponibile online all’indirizzo https://economics.mit.edu/files/10058).
- N.K. Kim, Revisiting Economic Shocks and Coups, in «Journal of Conflict Resolution», vol. 60, 2014, pp. 3-31 (doi: 10.1177/0022002713520531).
- B.M. Buckley et al., Climate as a Contributing Factor in the Demise of Angkor, Cambodia, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 107, 2010, pp. 6748-6752 (doi: 10.1073/pnas.0910827107; pmid: 20351244).
- G. Yancheva et al., Influence of the Intertropical Convergence Zone on the East Asian Monsoon, in «Nature», vol. 445, 2007, pp. 74-77 (doi: 10.1038/nature05431; pmid: 17203059).
- U. Büntgen et al., 2500 Years of European Climate Variability and Human Susceptibility, in «Science», vol. 331, 2011, pp. 578-582 (doi: 10.1126/science.1197175; pmid: 21233349).
- C. Cattaneo e G. Peri, The Migration Response to Increasing Temperatures, in «Journal of Develop ment Economics», 2016.
- S. Feng, A.B. Krueger e M. Oppenheimer, Linkages among Climate Change, Crop Yields and Mexico US Cross-Border Migration, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 107, 2011, pp. 14257-14262 (doi: 0.1073/pnas.1002632107; pmid: 20660749).
- K. Jessoe et al., Climate Change and Labor Markets in Rural Mexico: Evidence From Annual Fluctuations in Weather, Working Paper, 2014.
- L. Marchiori, J.-F. Maystadt e I. Schumacher, The Impact of Weather Anomalies on Migration in Sub-Saharan Africa, in «Journal of Environmental Economics and Management», vol. 63, 2012, pp. 355-374 (doi: 10.1016/j.jeem.2012.02.001).
- R.J. Nawrotzki, L.M. Hunter, D.M. Runfola e F. Riosmena, Climate Change As a Migration Driver from Rural and Urban Mexico, in «Environmental Research Letters», vol. 10, 2015 (doi: 10.1088/1748- 9326/10/11/114023; pmid: 26692890).
- P. Bohra-Mishra, M. Oppenheimer e S.M. Hsiang, Nonlinear Permanent Migration Response to Climatic Variations but Minimal Response to Disasters, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 111, 2014, pp. 9780-9785 (doi: 10.1073/pnas.1317166111; pmid: 24958887).
- E. Strobl, The Economic Growth Impact of Hurricanes: Evidence from US Coastal Counties, in «The Review of Economics and Statistics», vol. 93, 2011, pp. 575-589 (doi: 10.1162/REST_a_00082).
- R. Fishman, J. Russ e P. Carrillo, Long-Term Impacts of High Temperatures on Economic Produc tivity, Working Paper, 2015 (disponibile online all’indirizzo www.gwu.edu/~iiep/assets/docs/ papers/2015WP/FishmanRussCarrillo_October2015.pdf).
- A. Barreca, O. Deschênes e M. Guldi, Maybe Next Month? Temperature Shocks, Climate Change, and Dynamic Adjustments in Birth Rates, Working Paper, National Bureau of Economic Research, 2015.
- S.M. Hsiang, Climate Econometrics, in «Annual Review of Resource Economics», vol. 8, 2016 (doi: 10.1146/annurev-resource-100815-095343).
- M. Auffhammer, Quantifying Intensive and Extensive Margin Adaptation Responses to Climate Change: A Study of California’s Residential Electricity Consumption, Working Paper, 2013 (disponibile online all’indirizzo ww.arec.umd.edu/sites/default/files/_docs/events/Maximilian%20AuffhammerQuan tifying%20Intensive%20and%20extensive%20margin%20adaptation%20responses%20to%20cli mate%20change-A%20study%20of%20California’s%20residential%20electricity%20consumption. pdf).
- D.B. Lobell et al., Greater Sensitivity to Drought Accompanies Maize Yield Increase in the US Midwest, in «Science», vol. 344, 2014, pp. 516-519 (doi: 10.1126/science.1251423; pmid: 24786079).
- M. Ranson, Crime, Weather, and Climate Change, cit.
- M.B. Burke, E. Miguel, S. Satyanath, J.A. Dykema e D.B. Lobell, Warming Increases the Risk of Civil War in Africa, in «Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America», vol. 106, 2009, pp. 20670-20674 (doi: 10.1073/pnas.0907998106; pmid: 19934048).
- D.B. Lobell, W. Schlenker e J. Costa-Roberts, Climate Trends and Global Crop Production since 1980, in «Science», vol. 333, 2011, pp. 616-620 (doi: 10.1126/science.1204531; pmid: 21551030).
- M. Burke, S.M. Hsiang e E. Miguel, Global Non-Linear Effect of Temperature on Economic Production, cit.; M.B. Burke, E. Miguel, S. Satyanath, J.A. Dykema, e D.B. Lobell, Warming Increases the Risk of Civil War in Africa, cit.
- Business as Usual, o BAU: scenario in cui il trend prosegue senza azioni di cambiamento (NdT).
- M. Burke e K. Emerick, Adaptation to Climate Change: Evidence from US Agriculture, in «American Economic Journal: Economic Policy», vol. 8, 2016, pp. 106-140 (doi: 10.1257/pol.20130025;http://ssrn.com/ abstract=2144928).
- A.I. Barreca, K. Clay, O. Deschênes, M. Greenstone e J.S. Shapiro, Convergence in Adaptation to Climate Change: Evidence from High Temperatures and Mortality, 1900-2004, in «American Economic Review», vol. 105, 2015, pp. 247-251 (doi: 10.1257/aer.p20151028).
- B. Lomborg, Global Crises, Global Solutions, Cambridge, Cambridge University Press, 2004.
- H.C. Kunreuther e E.O. Michel-Kerjan, At War with the Weather: Managing Large-Scale Risks in a New Era of Catastrophes, Boston, MIT Press, 2009.
- T.A. Garrett e R.S. Sobel, The Political Economy of FEMA Disaster Payments, in «Economic Inquiry», vol. 41, 2003, pp. 496-509 (doi: 10.1093/ei/cbg023).
- T. Besley e R. Burgess, The Political Economy of Government Responsiveness: Theory and Evience from India, in «Quarterly Journal Of Economics», vol. 117, 2002, pp. 1415-1451 (doi:10.1162/003355302320935061).
- R.M. Townsend, Consumption Insurance: An Evaluation of Risk-Bearing System in Low-Income Economies, in «Journal of Economic Perspectives», vol. 9, n. 3, 1995, pp. 83-102 (doi: 10.1257/jep.9.3.83).